Investire nelle rinnovabili fa molto bene all’ambiente ma anche all’occupazione, lo sapevate? Potrebbero crearsi oltre mezzo milioni di posti di lavoro.

Secondo il Piano 2030 del settore elettrico presentato da Elettricità Futura, in 7 anni si potrebbero creare oltre mezzo milioni di posti di lavoro con enormi benefici economici per 361 miliardi di euro e si andrebbero a risparmiare 270 miliardi di tonnellate di CO2.
Oltre mezzo milione di nuovi posti di lavoro, 362 miliardi di euro di benefici economici per l’Italia, 270 miliardi di tonnellate in meno di CO2 emessa nell’atmosfera, con l’eventualità di ridurre l’importazione di gas di 160 miliardi di metri cubi con un risparmio che è pari a 110 miliardi di euro.
Questi sono un pò di numeri che provengono dal Piano 2030 del settore elettrico presentato oggi da Elettricità Futura, ossia l’associazione che riunisce le imprese che producono il 70% dell’elettricità in Italia. Lo studio è stato condotto da Enel Foudation con Althesys ed Elettricità Futura.
Investire sul rinnovabile è ciò che conviene di più

La transizione energetica è in atto da qualche anno ormai e i due ministri più coinvolti in questo percorso sono Pichetto Fratin, titolare dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e Urso delle Imprese e Made in Italy. Secondo il piano presentato da Elettricità Futura, i vantaggi della transizione energetica sono molti non solo per l’ambiente ma anche per l’industria e l’economia italiana.
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Ad oggi il nostro Paese è il secondo produttore, dopo la Germania, di energie rinnovabili eccetto per l’eolico e il sesto esportatore al mondo per un valore di 5 miliardi di euro negli ultimi 5 anni. Tuttavia i margini di miglioramento sono tantissimi.
Lo sviluppo green della filiera elettrica da qui al 2030 potrebbe portare a benefici economici per 361 miliardi di euro e 540 mila nuovi posti di lavoro. Ma questo può accadere solo se il nuovo Piano nazionale energia e clima recepirà le indicazioni europee contenute nel RepowerEu e che nei prossimi otto anni si installino 85 gigawatt di rinnovabili.
Si tratta di un’opportunità davvero importante per la crescita economica italiana, ma per poterla cogliere occorre varare una strategia industriale nazionale per la filiera rinnovabile che ad oggi non esiste. Per l’energia di fatto siamo troppo dipendenti dall’estero dato che importiamo il 90% dei combustibili fossili con i quali produciamo il 65% dell’elettricità made in Italy.
Bisogna poi tenere conto che nel 2030 i consumi elettrici degli italiani cresceranno fino a 360 terawattora. Occorre quindi sveltire il processo autorizzativo per le rinnovabili rinforzando gli uffici regionali e comunali e riducendo i conflitti con le Soprintendenze. Adottando un testo unico in materia che eviti interpretazioni controverse delle normative. Poi bisogna installare quei 85 gigawatt di rinnovabili da qui al 2030 che oggi sembrano ancora un miraggio. Servirà un investimento in otto anni di 320 miliardi di euro.
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Occorre concentrarsi sulle reti elettriche non bisogna più investire nel gas. Bisogna pensare a come portare in modo efficiente l’elettricità prodotta con le rinnovabili a famiglie e imprese. Il problema è che l’Italia è più attrezzata all’estero per questo che non in patria.