Superbonus, arriva lo stop della cessione del credito: cosa significa

Arriva la stretta da parte del Governo Meloni alla cessione del credito e allo sconto in fattura. Il Superbonus cambierà faccia. 

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Soldi-foto pixabay orizzonteenergia.it

Sta arrivando la stretta da parte del Governo Meloni alla cessione del credito e allo sconto in fattura, il Superbonus cambia faccia dal punto di vista fiscale. Ecco allora cosa cambierà per le famiglie e le imprese. Il decreto è stato varato nella giornata di giovedì scorso e l’Associazione nazionale dei costruttori ha commentato in modo negativo la decisione.

Sostengono che è da ottobre che si aspetta di capire come risolvere una situazione che è diventata drammatica ormai, non ci si rende conto delle conseguenze devastanti sul piano economico e sociale che causa una decisione di questo tipo.

L’esecutivo ha pensato che sia arrivato il momento di concludere un’altra attività avviata recentemente da parte degli enti pubblici, quella di acquistare i crediti incagliati, ossia i crediti che derivano dai bonus edilizi. A questo ha risposto il ministro dell’economia e finanze, Giancarlo Giorgetti dicendo che l’obiettivo sul Superbonus è duplice. Bisogna cercare di risolvere il nodo crediti arrivato ormai a 110 milairdi di euro di buco per lo Stato e bisogna cercare anche di mettere in sicurezza i conti pubblici.

Superbonus, cancellato lo sconto in fattura? Ecco cosa comporta

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Soldi-foto pixabay orizzonteenergia.it

Per chi ha già avviato interventi edilizi non verrà previsto lo stop totale allo sconto in fattura e anche alla cessione del credito. Invece per chi dovrà riqualificare la propria casa o un altro immobile e potrà usufruire del Superbonus, rimane solo la strada della detrazione d’imposta.

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In pratica senza sconto in fattura, ossia la ditta che effettua i lavori anticipa il pagamento totale dei lavori a chi li richiede e poi richiede di ottenere l’importo anticipato allo Stato, non si potrà più evitare di pagare i lavori per le ristrutturazioni.

Bisognerà aspettare la loro conclusione per ottenere la classica detrazione. Il decreto cancella le norme che prevedevano la possibilità di cedere i crediti relativi a interventi di riqualificazione energetica e ristrutturazione di primo livello per le parti comuni degli edifici condominiali con un importo pari o superiore a 200 mila euro. Poi a interventi di riduzione del rischio sismico sulle parti comuni dei condomini o nei comuni a rischio sismico 1,2 e 3 che riguardano la demolizione e la ricostruzione integrale.

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E infine viene anche imposto il divieto alle pubbliche amministrazioni di essere cessionarie di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali maturati con questi interventi. Tutto il settore dell’ediliza accoglie con molta preoccupazione la decisione del governo. 1 miliardo di crediti incagliati rischia di causare il blocco di circa 6 mila cantieri che a catena rischia poi di far fallire almeno 1.700 imprese di costruzioni. Ci sono in gioco 9.000 posti di lavoro.