Nessuno lo credeva possibile: i coralli possono aiutare l’ambiente così

I coralli del Mar Rosso possono sequestrare CO2 lo sapevate? Fino ad ora si pensa che potessero solo emettere CO2. 

Corallo diminuisce CO2
Corallo-foto pixabay orizzonteenergia.it

Fino a poco tempo fa si pensava che i coralli del Mar Rosso potessero solo emettere CO2, ma recentemente è stato scoperto che in realtà possono anche sequestrare CO2. I coralli si formano a causa di reazioni chimiche, la fotosintesi in primis e la calcificazione.

La fotosintesi sequestra CO2, mentre la calcificazione prende l’idrogeno carbonato dall’acqua, cattura una piccola parte di carbonio nei coralli e rilascia quella restante, emettendo CO2. In base alle misurazioni tra fotosintesi e calcificazione i coralli emettono più CO2 di quanta ne sequestrino, anche se nella maggior parte dei casi non ne alterano in modo significativo i livelli di atmosfera.

Si è sempre pensato che i coralli fossero quindi solo emettitori di anidride carbonica, ma uno studio pubblicato su Frontiers in Marine Scienze mette in discussione questa convinzione, dimostrando pertanto che i coralli del golfo di Aqaba, nell’estremo settentrionale del Mar Rosso possono di fatto sequestrare CO2.

Coralli che sequestrano CO2

Corallo sequestra CO2
Corallo-foto pixabay orizzonteenergia.it

Il golfo di Aqaba è circondato dal deserto e la sua sabbia viene trasportata dal vento e si deposita di frequente sui coralli. I ricercatori hanno notato che la sua presenza potenzia la fotosintesi dei coralli e dei loro organismi simbionti, gli zooflagellati. Questo processo di fotosintesi fuori programma scatenato dall’azione delle sostanze nutrienti che sono contenute nella sabbia del deserto, assorbe milioni di tonnellate di CO2 e riesce a bilanciare le emissioni di un piccolo Paese.

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In un anno, la barriera corallina di Aqaba sequestra dall’atmosfera il doppio della CO2 rispetto alle acque vicine. La barriera corallina del Mar Rosso è conosciuta per essere molto resistente a temperature in cui i coralli si sbiancherebbero e morirebbero.

Secondo il coordinatore della ricerca, il merito di questo potrebbe essere attribuito alla sabbia che agisce come manto protettivo contro i colpi di calore. Ma ci sarebbe anche un altro fattore che non può essere replicato in nessun altro luogo, in questo luogo arido, l’aria secca che soffia dal deserto fa evaporare ogni anno tre metri di mare, che viene alimentato dall’acqua degli Stretti di Tiran.

Questo fenomeno fa in modo che la superficie del mare si raffreddi e che la temperatura dell’acqua non sia così alta come si pensava. La maggior parte delle altre barriere coralline si trova in aree umide, dove l’evaporazione è minore e la temperatura più alta.

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Per capire in che modo la sabbia del deserto abbia un effetto sullo scambio di CO2 tra aria e mare bisogna effettuare nuovi studi in diversi luoghi del mondo, partendo dalle barriere coralline della costa di Ningaloo in Australia.