L’eruzione del vulcano Hunga-Tonga del 2022 potrebbe avere un effetto significativo sul riscaldamento climatico.

Il Monte Tambora è sempre stato influenzato dall’eruzione del vulcano indonesiano, nel 1816 ci fu l’anno senza estate che ispirò la storia di Frankenstein e Il vampiro e anche il poema Darkness. Tutte opere agghiaccianti e oscure come il periodo che si stava vivendo.
Nel 1991 il Monte Pinatubo nelle Filippine è esploso con una forza incredibile, espellendo enormi quantità di cenere e gas nell’atmosfera. Il pennacchio era salito altissimo, penetrando nella stratosfera, il cuscino tra 10 e 50 chilometri di altezza.
Aveva iniettato circa 15 milioni di tonnellate di anidride solforosa nella srtatosfera dove aveva reagito con l’acqua per formare uno strato nebbioso formato da particelle di aerosol, composto sopratutto da goccioline di acido solforico. Nel tempo i forti venti hanno diffuso le particelle di aerosol intorno a tutto il pianeta.
L’eruzione del vulcano Hunga-Tonga e il cambiamento climatico

L’aerosol prodotto dopo l’eruzione del vulcano sul Monte Pinatubo doveva ridurre il riscaldamento globale almeno per un pò, a differenza della CO2 e altri gas a effetto serra. Il motivo è che l’acido solforico può raffreddare l’atmosfera terrestre.
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Le particelle di acido solforico sembrano disperdere la luce ultravioletta nello spazio prima che questa entri nella troposfera, ossia lo strato inferiore dell’atmosfera terrestre. Sotto certe condizioni questa sostanza chimica può riscaldare la Terra, quando si combina con altri composti dell’atmosfera, influenzando la formazione delle nuvole.
Nei 15 mesi successivi dalla eruzione del Pinatubo, gli studiosi hanno misurato una caduta significativa della temperatura media globale, si parla di 6 decimi di grado Celsius che a livello globale non è poco. L’eruzione del vulcano sottomarino Hunga-Tonga di un anno fa, 15 gennaio 2022 è stata una delle meglio osservate nella storia dell’umanità e la più esplosiva dai tempi di quella di Pinatubo.
Era stata classificata con indice di esplosività vulcanica pari a 5 su un massimo di 8, e ha perturbato a lungo la superficie terrestre, riversandosi per giorni nel mondo. Ha iniettato nell’aria quasi mezzo milione di tonnellate di biossido di zolfo, insieme a milioni di tonnellate di vapore acqueo dato che la caldera del vulcano si trova a 150 metri di profondità.
L’emissione sulfurea di Hunga-Tonga è stata modesta, un cinquantesimo di quella prodotta dalla eruzione del Pinatubo. Nessuno ha potuto constatare alcun tangibile effetto di smorzamento della temperatura globale. L’eruzione non è stata climaticamente neutra perché le osservazioni satellitari segnalarono subito l’iniezione di vapore acqueo anomala fino a quota elevatissima ben 53 chilometri.
Nei tempi moderni solo l’eruzione del Krakatoa nel 1883 potrebbe aver raggiunto una quota così alta. A differenza delle precedenti forti eruzioni questo evento potrebbe non raffreddare la superficie terrestre, ma invece riscaldarla a causa dell’eccesso di vapore acqueo.
L’aumento dell’umidità atmosferica è rilevante, dato che l’anomalia viene stimata dell’ordine di un dieci o quindici percento rispetto al contenuto ordinario. Le conseguenze purtroppo poi non si estinguono in fretta. La perturbazione è dominata dal contributo del vapore acqueo, la perturbazione radiativa netta è positiva nonostante l’aumento del tasso di idrolisi del biossido di zolfo.
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La risposta quindi climatica pluriennale all’eruzione sarà determinata dall’evoluzione dell’umidità stratosferica. Se una frazione consistente del pennacchio di vapore acque stratosferico dovesse rimanere lì per diversi anni, l’eruzione potrebbe influire in modo sensibile anche sul clima terrestre. Non è di fatto trascurabile la probabilità che a causa dell’eruzione, l’anomalia globale della temperatura media terrestre superi un grado e mezzo. Questo potrebbe succedere nei prossimi cinque anni con una probabilità del 7%. Non è affatto una buona notizia.