Innalzamento dei mari, il processo si velocizza: cosa dicono gli scienziati

Gli esperti dicono che l’innalzamento del livello dei mari è più vicino di quanto possiamo immaginare. 

Ghiacciaio scioglimento e innalzamento mari
Ghiacciaio-foto pixabay orizzonteenergia.it

La perdita delle calotte glaciali dell’Antartide occidentale e della Groenlandia è imminente se il riscaldamento globale non viene mantenuto al di sotto di 1,8°C. Il punto di non ritorno climatico potrebbe essere più vicino di quanto non pensiamo.

Questo è l’avvertimento che arriva da un team internazionale di esperti che ha analizzato la relazione che c’è tra lo scioglimento dei ghiacciai di entrambi i poli e la loro influenza sui processi oceanici, rilevando che la perdita delle calotte glaciali dell’Antartide occidentale e della Groenlandia e l’accelerazione dell’innalzamento dei mari saranno imminenti se il il riscaldamento globale non verrà mantenuto al di sotto di 1,8°C rispetto ai livelli per-industriali.

Il collasso si può prevenire solamente se la neutralità climatica, il net zero, ossia l’equilibrio tra emissioni nocive prodotte dalle attività umane e la rimozione delle stesse dall’atmosfera verrà raggiunta entro il 2060. Se l’obiettivo viene mancato, le calotte glaciali si scioglieranno a un ritmo accelerato.

L’innalzamento dei mari è imminente

Innalzamento mari più vicino che mai
Innalzamanento mari-foto pixabay orizzonteenergia.it

Se non agiamo subito, il ritiro delle calotte glaciali farà salire il livello del mare di almeno 100 cm entro i prossimi 130 anni. Questo innalzamento andrebbe ad aggiungersi ad altri contributi come ad esempio, l’espansione termica dell’acqua oceanica.

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Le calotte glaciali rispondono al riscaldamento atmosferico e oceanico molto dopo e in modo del tutto imprevedibile. In passato gli scienziati hanno sempre sostenuto che il fenomeno dello scioglimento che avviene sotto la superficie dell’oceano è molto importante, lo hanno sempre ritenuto il processo chiave che può innescare la perdita di massa glaciale delle principali calotte marine dell’Antartide.

Tuttavia le nuove simulazioni suggeriscono qualcosa di diverso, ossia che l’entità di questi processi è stata sopravvalutata. Infatti anche i cambiamenti del ghiaccio marino e della circolazione atmosferica intorno all’Antartide svolgono un ruolo fondamentale nel controllare la quantità di ghiaccio che si scioglie con delle conseguenze sulle proiezioni globali sul livello dei mari.

Il livello globale del mare è già aumentato di 20 cm in media, nell’ultimo secolo. L’accelerazione calcolata dagli studiosi metterebbe a rischio diretto una persona su 10. Sono a rischio centinaia di milioni di persone che vivono in piccoli stati in via di sviluppo e in altre zone costiere basse in tutto il mondo.

Alcuni effetti sono già visibili sotto forma di eventi climatici mai osservati prima, come la pioggia in Groenlandia e gli aumenti evidenti nelle fluttuazioni dell’acqua di fusione sulla piattaforma glaciale antartica.

Non sarà però sufficiente limitare il riscaldamento globale di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali per rallentare il tasso globale di innalzamento dei mari nei prossimi 130 anni. Solamente in uno scenario di mitigazione più aggressivo, mantenendo le temperature sotto ai 1,5°C si potrà evitare questa accelerazione.

La perdita delle calotte dell’Antartide occidentale e della Groenlandia contribuiranno ognuna di 60-70 cm all’aumento medio del livello dei mari nei prossimi 130 anni con un grave impatto sulle megalopoli di tutti i continenti, compresi i centri urbani come il Cairo, Mumbai, New York, Shanghai, Los Angeles, Londra e Buenos Aires.

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Occorre sviluppare modelli più complessi che catturino differenti componenti climatiche e le loro interazioni tra calotte glaciali, iceberg, oceani e atmosfera. Servono anche nuovi programmi di osservazione per limitare la rappresentazione dei processi fisici nei modelli del sistema terrestre.