Raggi ultravioletti: geniale il metodo per dimezzare pesticidi su frutta e verdura

Raggi ultravioletti per dimezzare i pesticidi in agricoltura ed in particolare su frutta e verdura. Tutti i dettagli sul progetto in fase di sperimentazione

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Basilico sottoposto al trattamento con Raggi U-v (Enea) – Orizzontenergia.it

I pesticidi, come sappiamo bene ormai, rappresentano il flagello dell’agricoltura, utilizzati per anni ed anni per incrementare la produzione, provocando però danni alla salute dell’uomo oltre che all’ambiente. Da tempo, ormai, si sta cercando di metterli al bando, da un lato incrementando l’agricoltura biologica, dall’altro ricercando altre soluzioni.

Tra queste ci sono i raggi ultravioletti. Proprio loro sono i protagonisti di uno nuovo progetto, in fase di sperimentazione, che li adopera per dimezzare la dose dei pesticidi usati su frutta e verdura. Una proposta molto interessante che potrebbe aprire nuove strade in questo mondo. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e quali sono i risultati ottenuti.

Raggi ultravioletti per dimezzare i pesticidi: come fare

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Mele sottoposte ad irraggiamento U-V (ENEA) – Orizzontenergia.it

Porta la bandiera italiana e precisamente quella dell’ENEA, il progetto di dimezzare l’uso dei pesticidi sulla frutta e la verdura grazie all’uso dei raggi ultravioletti. Si chiama “Ormesi”, come l’effetto che provoca sui prodotti, l’uso di questo trattamento che l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile spiega sul suo sito. In pratica la luce ultravioletta, emessa da un piccolo robot a controllo remoto, stimola la frutta e la verdura, che reagendo crea una sorta di anticorpi che consentono di aumentare le difese immunitarie difendendosi in maniera mirata dai patogeni.

Uno stress positivo, dunque, quello creato dai raggi ultravioletti sui prodotti ortofrutticoli e che gli esperti di ENEA definiscono come “un’alternativa veloce, efficace e sostenibile all’uso di pesticidi e fitofarmaci” che consente di proteggere le colture dall’aggressione di batteri, funghi e virus preservando, così, in maniera più naturale non solo la loro integrità ma anche le proprietà naturali e la freschezza. Ma non è tutto. Gli effetti positivi si rileverebbero anche sul suolo, sull’acqua e nell’aria con un abbattimento drastico dell’inquinamento, riducendo molto il rischio che gli agricoltori corrono maneggiando i pesticidi e dei cittadini che poi mangiano i prodotti trattati.

Ogni anno si consumano 2 milioni di tonnellate di questi prodotti che non si eliminano con il semplice lavaggio della frutta e della verdura. Una svolta green, dunque, di cui il mondo industrializzato avrebbe decisamente bisogno. L’unione Europea ne ha messo al bando alcuni ed entro il 2030 vorrebbe ridurne l’uso di almeno il 50%: questo metodo, se certificato, potrebbe essere molto utile in questo processo di mitigazione dell’inquinamento ambientale.

A che punto sono gli studi

Il gruppo di ricerca dell’ENEA sta procedendo con i test ed i primi risultati sono buoni. I primi alimenti ad essere stati sottoposti alla luce ultravioletta sono stati il basilico, le mele ed i limoni derivanti da agricoltura biologica. Tutti hanno mostrato una migliore reazione all’attacco dei patogeni. Nelle mele e nel basilico gli ospiti indesiderati si sono diffusi molto lentamente rispetto al solito e nei limoni, dopo 40 giorni, il patogeno è stato del tutto inibito.

I ricercatori ENEA non si fermano però a questo e stanno già pensando di migliorare la tecnologia inserendo sul robot alcuni sensori ottici che siano in grado di riconoscere e selezionare le zone che più di altre hanno bisogno del trattamento per agire in modo specifico e mirato sulla pianta.