Wavenergy in porto: come sfruttare le dighe in mare

L’onda sbatte sulla diga a cassoni di un porto ed ecco generata energiaenergia
Fisicamente parlando, l’energia è definita come la capacità di un corpo di compiere lavoro e le forme in cui essa può presentarsi sono molteplici a livello macroscopico o a livello atomico. L’unità di misura derivata del Sistema Internazionale è il joule (simbolo J) verde
Si tratta di una nuova tecnologia brevettata da Paolo Boccotti dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. L’idea di Wavenergy, così si chiama il progetto, è semplice: l’onda arriva alle pareti della diga e si incanala in un percorso a U fino a una camera d’aria.
La forza dell’acqua comprime l’aria nella camera che a sua volta aziona una turbina self-rectifying. “La turbina – spiega Felice Arena dell’Università Mediterranea – ruota sempre, sia quando l’aria è compressa sia quando è decompressa dal flusso che si ritira. Le pale si muovono sempre nello stesso verso, sfruttando la corrente d’aria nelle due direzioni.”
Il sistema impiegato si chiama REWEC (Resonant Wave Energy Converter) ed è la versione evoluta dell’OWC (Oscillant Water Column), già impiegato da tempo. La differenza sta nell’efficienza, migliore del 20-30%. Il motivo è che REWEC, rispetto all’altro sistema, riesce ad adattarsi meglio alle increspature del Mediterraneo.
“È la risonanza ad amplificare l’effetto dell’onda – dice Arena – l’OWC da noi non sarebbe competitivo. A parità di turbina è come spostare un motore da una 500 a una Formula 1.”
Un chilometro di diga a cassoni tradizionale produce nel Mediterraneo in media da 6.000 a 9.000 MW/h l’anno contro le 66.000 della California. Renzo Piano ha già pensato di dotare il porto di Genova di una diga Wavenergy, come pure Dubai e Belgio che la vorrebbero istallare attorno alle isole artificiali. Tra due anni la vedremo nel porto di Formia e poi in seguito a Salerno.
Fonte: Terna WebMagazine, 19/09/2011