Gli oceani sono diventati troppo caldi. Da 7 anni orami le temperature sono in costante aumento. Scopriamo quali sono i rischi.
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“20 gradi a gennaio, che bello posso andare a mare!” E’ stata una delle frasi più gettonate negli ultimi giorni, ma di bello non c’è proprio niente. Se l’idea di poter farsi una bella passeggiata sulla riva del male a maniche corte ci rende gioiosi, forse dovremmo iniziare a chiederci il perchè di una temperatura così alta nel mese di Gennaio.
Non si tratta infatti di una temperatura normale, ma di un valore che va ben oltre la media stagionale, ma non è l’unico a preoccuparci. Quello che fa davvero spavento è la temperatura dei mari e degli oceani.
Gli oceani, infatti, non sono mai stati caldi come quest’anno e purtroppo la loro temperatura continua a salire, senza nemmeno stabilizzarsi. Il 2022 è infatti il settimo anno consecutivo che si registrano valori sempre più alti della temperatura dell’acqua, un record di cui non andare certo fieri, ma che anzi va ribaltato.
Di recente uno studio ha analizzato dei campioni per fare un punto della situazione e valutare quali saranno i rischi per il futuro. Addentriamoci allora nella questione.
Lo studio pubblicato su Advances in Atmospheric Science
Di recente è stato pubblicato uno studio sulla rivista Advances in Atmospheric Science, studio realizzato dall’Accademia Cinese delle Scienze. I ricercatori hanno preso in analisi una carota di ghiaccio dell’Antartide per ricostruire tutte le stagioni degli ultimi 11mila anni.
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Grazie a questa carota si è potuto stimare che il contenuto di calore dell’oceano nei primi 2000 metri di profondità è aumentato rispetto all’anno scorso di 10 zetta joule.
Per farsi un’idea della cifra, 10 zetta joule possono mantenere in ebollizione circa 700 milioni di bollitori contenenti 1,5 litri di acqua, per circa un anno.
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I rischi per gli ecosistemi marini ma anche per quelli terrestri sono enormi. Non solo si avrà della fauna in luoghi dove non dovrebbe esserci, provocando estinzioni di massa di alcune specie di pesci e piante, ma anche una ripercussione sulla pesca, attività da cui dipendono tantissime città nel mondo.