La porta dell’Inferno brucia dal 1971, gli scienziati studiano la sua natura

La Porta dell’Inferno, di cosa si tratta? Brucia dal 1971. Lo studio degli scienziati al riguardo è molto interessante 

cratere brucia dal 1971: la porta dell'inferno
Cratere – Porta dell’Inferno (Pexels)

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La natura, come ben sappiamo, ci offre costantemente spettacoli dalle fantastiche peculiarità e dalla bellezza disarmante. Tuttavia, capita anche che determinati fenomeni siano generati dagli uomini, per errore o per volontà. Un esempio ne è la famosissima “Porta dell’Inferno“, quante volte ne avete sentito parlare? Brucia dal 1971. Gli scienziati sono, da tempo occupati in moltissimi studi al riguardo: scopriamo subito di che cosa si tratta, dove si trova e tutto quello che c’è da sapere al riguardo. I particolari di questa storia sono davvero molto interessanti: scopriamoli subito.

La Porta dell’Inferno: lo studio degli scienziati 

sito del cratere in fiamme dal 1971
Porta dell’Inferno: vista dal campeggio (Pexels)

La Porta dell’Inferno, cratere gassoso Darvaza, noto anche come “Cancelli degli Inferi“, è appunto un cratere che si è originato a causa del collasso di una caverna di gas naturale. E’ situato, come si può intuire, a Darvaza, in Turkmenistan e nasce per mano dell’uomo. I geologi gli diedero, in maniera intenzionale, alle fiamme per impedire la diffusione del gas metano: pare addirittura che bruci senza alcuna sosta dal 1971.

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L’interessante articolo, al riguardo, pubblicato dall’importante rivista mensile di scienza “FOCUS” ha suscitano un importante interesse da parte dei lettori, appassionati e non. Ma scopriamo subito di più su questo cratere e sulla sua storia. Come abbiamo detto, la Porta dell’Inferno, è situata in Turkmenistan, in Asia Centrale, ed è stata aperta dai geologi sovietici, i quali si trovavano su una piattaforma alla ricerca di petrolio. Per errore sfondarono il soffitto di una grande camera, il terreno sotto la piattaforma crollò precipitando in una caverna piena di gas naturale. Tutte le attrezzature degli scienziati furono immediatamente inghiottite e l’incidente causò anche inevitabilmente vittime tra i ricercatori.

La fuoriuscita del gas, altamente infiammabile, rappresentò una situazione di pericolo in vista del quale, gli scienziati decisero di appiccare il fuoco, nella speranza che il gas potesse esaurirsi e spegnersi, in modo da riprendere velocemente le ricerche. Questo non avvenne, il cratere, infatti, brucia ininterrottamente da allora: era il 1971. Oggi il cratere ha un diametro di circa 70 centimetri ed una profondità di almeno 20 metri per una superficie totale di più di 5000 metri quadrati.

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Tra gli autoctoni è molto diffusa la credenza che si tratti, in realtà, di un fenomeno soprannaturale. La Porta dell’Inferno rappresenta, tutt’oggi, un luogo di attrazione turistica dall’importante rilevanza. Dal 2019 sono stati circa 50 mila i turisti che hanno visitato il sito. La zona circostante, tuttavia, è altrettanto famosa per la presenza del campeggio nel deserto selvaggio. La scelta di dare fuoco al deposito è stata dettata dalla necessità di scongiurare danni alla popolazione ed all’ecosistema, per via della tossicità che la perdita di gas determina. E’ doveroso precisare, comunque, che i danni avrebbero avuto sicuramente un impatto limitato, in quanto il sito si trova in pieno deserto.