Malumore stagionale, come affrontare i cambiamenti sempre con il sorriso

Il tempo sta cambiando, le temperature si abbassano e le ore di luce diminuiscono. Il freddo porta ad uscire meno di casa e inizia a prender piede una particolare malinconia.

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Ragazza alla finestra – foto da pixabay

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Il tanto atteso autunno sembra finalmente bussare alla porta, con quasi un mese di ritardo le temperature iniziano a scendere mentre il sole già da un po’ fa la sua dipartita attorno alle 17:00.

Le tenebre e il freddo, l’umido e l’ombra sono sicuramente i protagonisti della scena autunnale, di quella stagione, cioè, che precede i mesi freddi dell’inverno. Oggi parliamo di un fenomeno abbastanza diffuso oggetto di numerose ricerche neurologiche.

Malumore stagionale: depressione maggiore o ciclo circadiano?

Malumore stagionale tristezza
Tristezza – foto da pixabay

C’è un fenomeno che ha attirato man mano l’attenzione di scienziati, psicologi, neurologi e psichiatri per via della percentuale crescente di incidenza. Moltissima parte della popolazione mondiale lamenta un particolare sentimento coincidente con l’arrivo della stagione autunnale e poi fredda.

Si tratta di una particolare malinconia soprannominata, per ora, “disturbo affettivo stagionale” (o anche “Sad”) che ci parla profondi cambiamenti nell’umore legati alla diminuzione delle ore di luce. Alcuni lamentano il perdura della spiacevole sensazione sino agli albori della primavera.

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Di che si tratta? Siamo di fronte ad una forma di depressione stagionale che esiste anche nella variante estiva, sebbene la forma sia più rara. Stime recenti raccontano come una persona su tre sia affetta da simile malinconia pre-invernale. L’alto tasso di incidenza ha portato gli studiosi e medici a classificare il fenomeno nello spettro dei disturbi depressivi o disturbi dell’umore con un pattern di continuità di circa 4-5 mesi all’anno.

I sintomi tipici di questa tristezza più o meno transitoria sono analoghi a molte sfaccettature e caratteristiche tipiche della depressione tout court. Cambiamenti nell’appetito, che di solito risulta intensificato, sensazione di tristezza, spossatezza fisica e mentale, insonnia e, talvolta, ideazioni suicidarie.

Tuttavia esistono dei sintomi riconducibili in modo preciso a questo tipo di depressione stagionale. L’ipersonnia è uno di questi. In questi mesi di transizione si registra una sconsiderata necessità di dormire o sonnolenza diffusa. Assieme a questo compare un sintomo che può essere considerato l’analogo della letargia del mondo vegetale e animale: un ritiro sociale voluto e ricercato.

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Ma qual è la ragione per cui il nostro sistema neurale risponde così ai cambiamenti di stagione? Alcuni esperti della Rcsi University of Medicine and Health Sciences riconducono la risposta ad uno scombussolamento del nostro orologio biologico interno. In particolare ad essere bistrattato sarebbe il ritmo circadiano responsabile della regolazione dei cicli di luce e buio.

La luce diurna è infatti la bussola di cui si serve questo orologio interno per controllare e gestire numerosi processi fisiologici fra cui il senso di fame, il sonno e la stanchezza. Altre ricerche evidenziano come il disturbo possa essere legato al malfunzionamento dell’ipotalamo, sezione del cervello in grado di gestire appetito, umore e sonno.

Eccessiva produzione di melatonina (ormone del sonno)  e riduzione della secrezione di serotonina (il cosiddetto “ormone della felicità”) completano un quadretto perfettamente in linea con l’atmosfera autunnale. Il consiglio, in questi casi, è di dedicare almeno 40 minuti della giornata ad una breve passaggiata all’aria aperta, possibilmente con il sole bene impresso sul volto.

Il sole è responsabile della produzione di vitamina D, strettamente interconnessa con la produzione della serotonina. Se ti riconosci in tutti questi sintomi non sottovalutare l’ipotesi di intraprendere un percorso psicoterapeutico serio laddove le passeggiate al sole risultino un vano palliativo.