Scoperta grazie ad una “TAC”: la mummia d’oro, è di un giovane ragazzo

Le nuove tecnologie hanno permesso di svelare i segreti di una mummia egizia vecchia di migliaia di anni rivelandoci informazioni preziose

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Siamo abituati a pensare, quando si parla di mummie, alla storia dell’antico Egitto. In effetti sono le più conosciute, anche se, in realtà, altre culture in passato hanno utilizzato tecniche di mummificazione simili a quelle egizie.

Il termine mummia deriva dal latino medievale mumia ed è una correzione del termine arabo che significa bitume. L’origine sembrerebbe legata al colore nero che caratterizza la pelle delle mummie una volta private della bende. Inizialmente sembra, infatti, che il bitume fosse uno dei componenti dei rituali di imbalasamazione.

La parola egiziana che vine tradotta in italiano con mummia è sch che significa, sì mummia, ma anche e soprattutto dignità e nobiltà. La cultura egizia, infatti, riteneva che il corpo fosse la dimora delle anime Ba o Ka e che, quindi, la conservazione del corpo dopo la morte, fosse di fondamentale importanza per la vita nell’aldilà.

La tecnica seguita prevedeva l’asportazione degli organi interni. Il corpo veniva poi disidratato trattandolo con il natron, un minerale il cui significato era puro, divino. In seguito il corpo veniva avvolto dalle bende intrise in alcune resine.

Negli anni passati gli archeologi hanno ritrovato molte mummie. Portarono alcune di queste nei sotterranei del Museo Egizio del Cairo, che dal 1835 funge da deposito. Nel 1916, in una necropoli dell’Egitto meridionale alcuni ricercatori portarono alla luce un sarcofago, rimasto indisturbato fino ai giorni nostri.

Grazie al lavoro di un professore di radiologia dell’Università del Cairo, Sahar Saleem, la mummia ha rivisto la luce. Ha potuto studiare a fondo il sarcofago grazie alle nuove tecnologie a sua disposizione. La scansione di una TAC ha svelato che si tratta del corpo di un ragazzo di circa 15 anni.

Rivelata la mummia di un ragazzo grazie alla TAC

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Il processo di mummificazione a cui è stato sottoposto è di alta qualità. Segno che si trattava di una persona importante. Le scansioni hanno, addirittura, rilevato che all’interno della cavità toracica avevano conservato il suo cuore, un simbolo spirituale.

La cosa più singolare che ha colpito gli studiosi è il ritrovamento di 49 amuleti, di 21 tipi diversi. Alcuni forgiati in oro e nascosti tra le bende. Sul cuore avevano appoggiato uno scarabeo, probabilmente per annullare il peso del muscolo facendolo diventare come quello di una piuma.

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I talismani ritrovati sono realizzati in oro e pietre. Hanno 21 forme, tra le quali gli studiosi hanno riconosciuto  l’occhio di Horus e il nodo di Iside. In corrispndenza dell’incisione dalla quale hanno asportato gli organi, hanno ritrovato 2 dita e una lingua d’oro all’interno della bocca.

Per gli antichi egizi gli amuleti avevano un potere enorme per la protezione e la guida del defunto. La lingua d’oro, sembra, gli avrebbe permesso di parlare anche dopo la morte, così come i sandali di continuare a camminare. Il professor Sahar Saleem ha, inoltre, spiegato che il potere era legato anche al materiale scelto, al colore e alla forma. Ha inoltre aggiunto che:

“Durante la mummificazione, gli imbalsamatori dicevano preghiere e recitavano versi dal Libro dei Morti, mentre collocavano  gli amuleti all’interno della mummia o tra gli involucri”.

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Ora la mummia del ragazzo d’oro è ospitata al Museo Egizio dove è possibile ammirarla insieme alle fotografie della TAC e all’amuleto in plastica stampato in 3D. Le tecniche utilizzate per lo studio della mummia, hanno permesso ai ricercatori di abbozzare anche il viso del ragazzo.