L’Europa rottama le auto vecchie in Africa ed alimenta l’inquinamento

Mentre l’Europa punta ad avere solo vetture elettriche, sempre più automobili inquinannti vengono rottamate in Africa

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Automobile – Pixabay – OrizzontEnergia.it

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La transizione obbligatoria verso l’elettrificazione del parco automobilistico europeo è ancora un argomento controverso. Oltre ai dibattiti tecnologici, ci sono dispute legittime sulle conseguenze pratiche, soprattutto a livello locale, dato che siamo abituati a concentrarci sul nostro cortile. La principale problematica riguarda l’infrastruttura di ricarica, che deve essere capillare ma è difficile da sviluppare sia in contesti urbani consolidati sia in campagna.

Inoltre, le analisi sui costi e i benefici, sia ambientali sia economici, non sempre convergono e sono un esercizio piuttosto aleatorio, poiché l’elettrificazione dei veicoli non è separabile dalla questione energetica nel suo complesso.

Chi si concentra solo sul proprio cortile trascura l’impatto di questa misura a diverse scale geografiche. L’auto elettrica potrebbe contribuire a salvare il clima del mondo, ma ci sarà ancora molto da fare. E se non sarà accompagnata da una vera rivoluzione energetica basata esclusivamente sulle fonti rinnovabili, avrà lo stesso impatto del dragaggio marino o della desalinizzazione nel contrastare la crescita del livello degli oceani.

L’Europa vira sull’elettrico. Ma le vecchie auto le destina all’Africa

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Automobile – Pixabay – OrizzontEnergia.it

L’Europa sta esportando milioni di vecchi veicoli obsoleti verso il Sud del mondo, soprattutto l’Africa, secondo un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente. Tra il 2015 e il 2018, circa 14 milioni di veicoli sono stati esportati dalla Europa, Giappone e Stati Uniti, e il flusso continua a crescere. Quasi tutti questi veicoli non soddisfano le norme ambientali più recenti e più della metà finisce sulle strade africane.

Riutilizzare i veicoli anziché rottamarli sarebbe teoricamente una buona idea, ma la cultura del riciclo d’uso non è allineata alla religione del mercato e non è alla portata di società arretrate. La riduzione delle emissioni non è stata una priorità nei paesi sviluppati, che sono più orientati alla sostituzione che al recupero funzionale. Nonostante ciò, ci sono stati esempi di meccanici eccellenti come quello incontrato in Etiopia 35 anni fa.

Il commercio di auto usate dall’Europa all’Africa offre una seconda vita ai veicoli anziani ma a un prezzo elevato: le vecchie auto danneggiano l’ambiente, alimentano il riscaldamento globale e mettono a rischio la vita umana a causa della loro scarsa sicurezza. Le vittime africane di incidenti stradali sono circa 250.000 all’anno e la mancanza di regolamentazione sulla sicurezza e sull’inquinamento dei veicoli regna sovrana in Africa, nonostante qualche timido tentativo in Africa occidentale.

L’altra faccia della medaglia

Sebbene si possa fare qualcosa per contenere le emissioni, l’aggiornamento dei sistemi di sicurezza dei veicoli non è una pratica comune né nei paesi occidentali né in quelli poveri. Inoltre, molti veicoli europei esportati vengono privati di pezzi di ricambio preziosi come ABS, ESP, airbag e convertitori catalitici, rendendoli pericolosi e dannosi per l’ambiente. Queste auto sono spesso inviate in paesi africani come Kenya, Nigeria e Uganda, dove il 90% dei veicoli immatricolati sono auto usate importate dall’Occidente con un’età media di vent’anni.

Il numero di veicoli nel mondo aumenterà esponenzialmente entro il 2050, con la maggior crescita nei paesi a basso reddito. Le emissioni dei trasporti sono responsabili di circa un quarto delle emissioni antropiche di CO2 e di 3 milioni di morti all’anno. Non si può nascondere l’inquinamento sotto il tappeto della casa d’altri, perché la circolazione atmosferica non riconosce confini politici o sociali. La soluzione non può essere cinica e consistere nell’esportazione dell’inquinamento, poiché ciò che scacciamo dalla porta rientrerà dalla finestra. Nuove leggi sono necessarie per migliorare la situazione.