Allevamenti intensivi, Greenpeace chiede all’UE conversione ecologica

La necessità è diventata urgenza. Ne sono convinti Greenpeace, l’ISDE ed altre associazioni che hanno presentato una proposta di conversione agroecologica in tema di allevamenti intensivi. E non solo.

mucche in allevamenti intensivi
Mucche da allevamento – orizzontenergia.it

I cinque moschettieri dell’agroecologia si sono recati al Parlamento europeo il 22 febbraio scorso per portare avanti la loro battaglia. Aprire un sentiero ad un new deal in campo agrecologico. Greenpeace, ISDE – Medici per l’ambiente, Terra!, WWF e Lipu, hanno steso una proposta di legge che se approvata potrebbe rivoluzionare l’intero campo della zootecnia. “Non solo allevamenti intensivi“, hanno dichiarato. Certo il problema dell’allevamento a scopo alimentare è urgente, ma senza dubbio la questione non si riduce a questo, e si estende a tutta la filiera.

L’urgenza palesata nella proposta di legge non si riferisce solo al benessere alimentare, ma anche a quello umano. Numeri alla mano l’inquinamento provocato dalla gestione zootecnica del nostro Paese ha reso l’Italia seconda solo alla Polonia in quanto morti premature provocate dalle polveri sottili. E questo è un dato scientifico, non discutibile, ma che allo stesso tempo rende tangibile la necessità di cui sopra.

Non solo allevamenti intensivi: il contenuto della proposta di legge

mucche al pascolo
Mucche da allevamento – orizzontenergia.it

L’allevamento intensivo praticato in Italia senza un reale regolamento restrittivo, oltre a nuocere intensamente al benessere animale, e di conseguenza all’alimentazione umana, genera una reazione a catena che porta il meccanismo sempre più in basso.

L’enorme numero di animali allevati in modo intensivo nel nostro Paese, più di 700 milioni all’anno, richiede un grande uso di risorse, spesso sottratte al consumo diretto umano: due terzi dei cereali commercializzati nell’Unione Europea diventano mangime e circa il 70% dei terreni agricoli europei è destinato all’alimentazione animale, principalmente a coltivazioni come il mais che richiede tantissima acqua, una risorsa sempre più scarsa“, dichiara Greenpeace nel comunicato stampa del 22 febbraio 2024.

A parere degli esperti, i grandi eventi catastrofici climatici sono correlati al tasso di inquinamento in aumento, di cui il comparto zootecnico è in buona parte responsabile. Come risolvere il problema? Le cinque associazioni hanno steso un manifesto che fa a tutti gli effetti parte della proposta di legge, dove la promozione della biodiversità in campo agroeconomico rappresenta la parola chiave. A seguire, l’incentivo di smantellamento degli allevamenti intensivi in favore di quelli estensivi, nella tutela dei lavoratori e delle lavoratrici. In che modo la UE risponderà a questa proposta ancora è mistero. Ma la speranza è sempre l’ultima a morire.