Salvata da un allevamento intensivo, la mucca Helen ora è felice nella sua nuova casa, i video testimoniano la gioia dell’animale.
È stata cresciuta in un allevamento intensivo, all’interno del quale ha vissuto per 19 anni, sfruttata per la produzione del latte. Helen ha trascorso l’intera esistenza chiusa in un box, con un spazio per camminare davvero limitato. Ora, grazie all’intervento dei volontari dell’Uncle Neil’s Home, è stata salvata e trasportata in un santuario, dove può proseguire la vita libera e felice. È accaduto in New Jersey, dove diversi volontari si occupano di recuperare animali maltrattati, portandoli in uno spazio protetto.
L’Uncle Neil’s Home ospita oltre 80 animali, tutti prelevati dagli allevamenti intensivi e salvati. La storia della povera Helen dovrebbe far riflettere tutti quanti sulla crudeltà e sull’insensatezza degli allevamenti intensivi. Sappiamo bene tutti quanti della crudeltà degli allevamenti intensivi, eppure, facciamo finta di nulla e ci giriamo dall’altra parte. Gli allevamenti intensivi non solo sono responsabili di una buona percentuale di inquinamento atmosferico, ma sono un vero inferno per gli animali.
La storia della mucca Helen, salvata dall’allevamento intensivo, inferno per gli animali
Eticamente scorretti, queste prigioni annientano la libertà dell’animale, condannandolo a una vita di sofferenze e di maltrattamenti. Non esistono allevamenti intensivi migliori di altri, le condizioni di vita degli animali sono sempre pessime, sfruttati per la produzione di latte e di carne, privati della libertà, del prato, della luce del sole, fino al giorno della loro morte, in giovane età.
Helen, ad esempio, è stata costretta a partorire ben 14 volte, dando al mondo piccoli che sono stati macellati, e producendo latte fino allo sfinimento. Poi, diventata troppo debole, si è deciso di ucciderla. Fortunatamente, Helen è stata salvata prima dell’uccisione, ed è stato incredibile. Come afferma uno dei volontari del santuario, di solito le mucche vengono macellate una volta compiuti i 6 anni. Lei, che produceva latte in abbondanza, è stata risparmiata, sfruttata fino ai 19 anni.
Per fortuna, la libertà di Helen
Al santuario, il veterinario che l’ha visitata le ha riscontrato l’artrosi, che l’ha resa molto debole. A causa della malattia, la povera Helen ha fatto fatica a integrarsi nel nuovo gruppo, poiché è molto più lenta, mangia lentamente, è impaurita, si muove poco, anche perché non abituata. Tuttavia, giorno dopo giorno, Helen si è fatta nuovi amici, è curata dai volontari e si è ambientata perfettamente.
Nell’ultimo anno ha instaurato un legame profondo con una mucca, in particolare. Si chiamava Mama, anche lei liberata da un allevamento intensivo e purtroppo deceduta pochi giorni fa per un tumore. Helen e Mama erano sempre insieme, come testimoniano i VIDEO caricati sui social da parte dello staff dell’Uncle Neil’s Home. La vicenda di Helen e di tutti gli altri animali che ora vivono felici nel santuario, dovrebbe far riflettere tutti quanti sulle torture che stiamo procurando a queste povere bestie.
Inquinamento, privazione di libertà e maltrattamenti: ciò che non va bene degli allevamenti intensivi
Si tratta semplicemente di una questione di benessere, si tratta di riflettere su ciò che stiamo facendo. Purtroppo, la sovrappopolazione mondiale, che ormai ha superato gli 8 miliardi di individui, ha aumentato notevolmente il fabbisogno di carne, e così, gli allevamenti intensivi sono sempre più diffusi, proprio per rispondere a questa esigenza alimentare.
Tutto ciò, però, non va affatto bene, primo perché la carne è ritenuta “cancerogena” (insaccati e carne lavorata) e “probabilmente cancerogena” (carne rossa e, in forma minore, la carne bianca) dall’OMS, è questo non è certo una novità, quindi è un alimento che fa malissimo e che deve essere limitato il più possibile, se non evitato proprio.
In secondo luogo, come accennato, gli allevamenti intensivi sono responsabili del 75% delle emissioni di ammoniaca in Italia, rappresentando la seconda fonte di polveri sottili (dati Ispra). A livello globale, questi sono responsabili del 17% di inquinamento da particolati fine. Infine, ma forse è la cosa più importante, occorre pensare alla libertà e al benessere di tutti gli animali, cercando di dare loro una vita dignitosa.