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Caccia alle balene, finalmente una buona notizia che fa tirare un sospiro di sollievo

Presto la caccia alle balene non sarà più un pericolo. Non dovranno temere di essere cacciate in modo disumano nel loro habitat naturale. Ma in cosa consiste questa novità?

Balena (Pixabay)

Le balene discendono da mammiferi che vivevano sulla terraferma. Il nome è usato per indicare qualsiasi cetaceo di grandi dimensioni, come il capodoglio, il più grande tra i cetacei dentati. Sebbene siano animali d’acqua, rientrano nel gruppo dei mammiferi poiché portano avanti una gravidanza al pari della nostra o di un leone, ovvero partoriscono un cucciolo che viene poi allattato. La loro presenza è importantissima per l’ecosistema del mare, vengono infatti definite come ingegneri del mare. Le balene muoiono di vecchiaia o per problemi all’organismo, una volta decedute si arenano sulle coste, ma molte non la raggiungono e si decompongono depositandosi sul fondo dell’oceano. In questo modo formano una base per la nascita di un ecosistema unico. Un’altra causa di morte è la caccia, la carne di balena è presente nell’alimentazione sia di uomini che di altri animali. Ma cosa fare per questa barbara attività?

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In Islanda arriva il divieto contro la caccia alle balene: un passo avanti importante

Balena (Pixabay)

Arriva la notizia che tutti stavamo aspettando, anche se per motivi non così belli, come la pratica stessa. La caccia alla balena sta registrando un calo poiché i profitti non sono più come quelli di una volta. Quindi, la pratica non rendendo più come prima, non vale la pena attuarla, continuando così ad incrementare la disapprovazione delle persone.

Giappone, Norvegia e Islanda sono gli unici paesi che consentono ancora questa pratica, ma, l’Islanda sta considerando l’ipotesi di vietarla a partire dal 2024. Secondo il ministro della pesca islandese, sono ormai pochi i motivi che spingono a praticare la caccia di questi mammiferi.

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Causa del poco guadagno è anche il Giappone, il quale, dopo essere stato l’acquirente principale sul mercato dell’Islanda, è tornato a praticare la caccia nel 2019, dopo un interruzione di quasi tre decenni. La realtà è che sono ormai quasi tre anni che i balenieri hanno diminuito le loro escursioni di caccia in mare aperto.

Con il divieto di poter cacciare e pescare vicino la costa, spingersi a largo costa ancor di più, e le spese remunerative non sono abbastanza. L’Islanda non è l’unica a valutare questo nuovo divieto .

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Anche la Norvegia sta registrando le stesse difficoltà in riferimento a costi e risorse. L’anno scorso 14 imbarcazioni erano attive, per un totale di 575 balene uccise, meno della metà del numero autorizzato. Se finora le balene in questi paesi erano fonte di guadagno attraverso la caccia, ora sono viste diversamente.

Infatti, seguendo la direzione dell’Islanda, in molti stanno valutando questa riconversione del ruolo di questi cetacei. Non più una fonte di profitto per la caccia, ma per il turismo. Si cerca di investire sempre di più su di loro per incrementare il turismo. Un primo passo per la tutela degli animali, sebbene mosso da motivazioni discutibili e non per preservare specie a rischio. Ma, di sicuro, è un inizio.

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