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Rifiuti radioattivi: la mappa delle aree idonee in Italia. Potrebbe essere molto rischioso

Alla fine si è stabilita la mappa delle aree idonee per la raccolta dei rifiuti radioattivi in Italia, i vertici hanno deciso di rischiare.

Rifiuti radioattivi nel deserto (Pixabay)

Alla fine si è stabilita la mappa delle aree idonee per la raccolta dei rifiuti radioattivi in Italia, i vertici hanno deciso di rischiare. Non sono certo poche, le aree di deposito nazionale: ne sono state avvistate 67 in totale, disposte su un territorio di sei regioni, le quali, però, non hanno ancora dato la loro disponibilità. lo faranno?

In gioco ci sono quasi un miliardo di euro, ma i rischi sono elevati. Il problema è che nessuno vuole i rifiuti in casa propria, tanto che, molto probabilmente, la decisione finale spetterà al Governo. Se tutte le regioni si rifiutano di dare disponibilità e non si raggiungerà un accordo, si teme di innescare un grosso rischio.

La mappa delle aree italiane per il deposito dei rifiuti

Smaltimento dei rifiuti (Pixabay)

Secondo la SOGIN, la società italiana responsabile dello smaltimento degli impianti nucleari, è stata la più grande consultazione pubblica come strategia di Paese. Una consultazione che però non ha ottenuto il risultato sperato, anche se almeno ha dato modo di stabilire con chiarezza la mappa per la raccolta rifiuti. Basti pensare che sono state analizzate circa 600 domande, centinaia di proposte, migliaia di documenti, atti, studi e relazioni cartografiche.

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Un lavoro enorme che è giunto a stabilire 67 aree per mettere in piedi un cantiere da quasi un miliardo di euro. Le aree sono disposte in sei regioni:

  • Toscana
  • Piemonte
  • Lazio
  • Basilicata
  • Sicilia
  • Sardegna

Tuttavia, nonostante l’individuazione delle aree idonee, le regioni hanno rifiutato il piano della Sogin. Nessuno vuole prendersi quasi 80 mila metri cubi di rifiuti radioattivi di bassa intensità, ai quali si aggiungeranno più di 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta intensità radioattiva. Il pericolo è la contaminazione su tutti i terreni agricoli e per gli allevamenti. Ora la parola finale spetta al Ministero della Transizione Ecologica.

Ma persistono le perplessità. Ci vogliono almeno quattro anni per realizzare l’impianto di smaltimento, quindi non prima del 2025. I rifiuti che dovranno essere raccolti derivano da scarti industriali e dalla ricerca medico-sanitaria, che sono quelli meno radioattivi. Quelli ad alta radioattività, invece, derivano proprio dagli impianti nucleari dismessi.

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Come gestire i rifiuti radioattivi? Ogni anno si impiegano circa 300 milioni di euro, prelevati dalle bollette della luce, per gestire lo smaltimento. Ma adesso lo spazio per lo stoccaggio inizia a restringersi. Il problema è che dovremo pensare allo smaltimento per i prossimi 50 anni e che impiegherà sempre più risorse economiche e territoriali. Una situazione di stallo che non sembra progredire.

Andrea Cerasi

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.

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