Ma la birra, è vegana? Sfatiamo un mito abbastanza diffuso

La birra è fra le bevande più antiche e nutrienti. Definibile a tutti gli effetti come un carboidrato non si accosta sempre bene ad un’alimentazione vegana. Scopriamo il perchè. 

Birra vegana spina
Birra alla spina (Foto di Marcelo Ikeda Tchelão da Pixabay)

Ricca di proteine e carboidrati, la birra oltre a favorire il rincaro energetico dell’organismo è un ottimo distensivo per l’organismo, data la perncetuale alcolemica variabile. La birra è una bevanda celebre e di tradizione antichissima ricavata dalla fermentazione del mosto solitamente a base di malto d’orzo.

L’aroma tipico del liquido ambrato è conferito dal luppolo, pianta essenziale per la conservazione della birra. Ma arriviamo al dunque. La birra è un alimento vegano? Proviamo a dare una risposta.

La birra: una bevanda dalla storia antica

Birra vegana luppolo
Luppolo (Foto di RitaE da Pixabay)

La birra è fra le più antiche bevande alcoliche al mondo.  È prodotta attraverso un processo di fermentazione alcolica che si serve di ceppi di lievito di Saccharomyces cerevisiae o Saccharomyces carlsbergensis, da cui derivano i nomi di celebri birre. A fermentare sono in particolare gli zuccheri presenti nel malto, il più usato è il malto d’orzo, ovvero l’orzo germinato ed essiccato.

Uno degli ingredienti essenziali alla preparazione e conservazione della birra, il luppolo, è stato però scoperto successivamente. Il luppolo è una pianta a fiore appartenente alla famiglia delle Cannabaceae. Durante il basso medioevo la sacerdotessa esperta di musica, botanica e filosofia Ildegarda di Bingen annoverò il luppolo fra le piante in grado di assolvere alla funzione di conservante naturale.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: Aprile dolce dormire: perché in primavera siamo stanchi? La risposta è tutt’altro che scontata

È grazie a questa scoperta che la birra, oggi, annovera fra i suoi ingredienti l’odorosissimo luppolo.Questa bevanda risale addirittura al settimo millennio a.C. ed è menzionata nelle scritture egizie e della Mesopotamia. La prima testimonianza è datata intorno al 3500-3100 a.C. A causa dell’elevata percentuale di nutrienti presenti nella sua composizione la birra, come il pane, è considerata l’alimento alla base dello sviluppo dell’uomo dell’era contemporanea.

Questi alimenti avrebbero favorito il passaggio dalla vita nomade a quella sedentaria e lo sviluppo conseguente di rudimentali tecnologie. Ma parliamo del valore nutrizionale della birra: 100 g di birra apportano circa 43 calorie all’organismo.

Fra queste si contano il 33,7% di carboidrati, il 4,1% di proteine, lo 0% di grassi e il 62% di alcol. Ma la birra allora può essere consumata da vegetariani e vegani? La risposta è , a patto che si scelga una birra che non utilizzi colla di pesce per il filtraggio. A quanto pare alcuni marchi ricorrono a questo escamotage per schiarire il colore della birra.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: Bere olio d’oliva ogni mattina: perché farlo a digiuno. I benefici che ignoravi

Il filtraggio attravero questa gelatina, simile al collagene, eliminerebbe le impurità derivate dalla fermentazione del lievito. La stessa viene usata anche per produrre determinati vini. Come riconoscere allora una birra filtrata da una non filtrata?

L’organizzazione no-profit PETA ha stilato un elenco di aziende produttrici di birra che non si servono di ingredienti animali nel processo. È disponibile online sul sito Barnivore un test in grado di dire se un particolare vino o una data birra sono prodotti con l’ausilio di ingredienti di origine animale.

ADDIO AI CATTIVI ODORI GRAZIE AD UNA PATATA: