Mandragola, tossica e mortale: impariamo a riconoscerla per evitare il peggio

Popolare sin dall’antichità per le sue proprietà medicinali, la mandragola è una pianta che può essere tossica e mortale, bisogna riconoscerla.

madragora coltivazione
Mandragola pianta (giuseppe_plant_lover, foto profilo Instagram)

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Popolare sin dall’antichità per le sue proprietà medicinali, la mandragola è una pianta che può essere tossica e mortale, bisogna riconoscerla. Un tempo si utilizzava come rimedio naturale per combattere disturbi di vario genere, oppure nella preparazione di unguenti particolari. Questa pianta velenosa è sempre stata temuta, considerata magica e maledetta, sfruttata solo dalle persone più esperte, consce dei suoi componenti.

Nel medioevo veniva chiamata “erba delle streghe”, per i suoi effetti sedativi e afrodisiaci. Ancora oggi si coltiva facilmente come pianta ornamentale, ma bisogna conoscerla bene per evitare eventuali intossicazioni e avvelenamenti. I fiori della mandragola, o madragora, sono blu e viola, con frutti gialli, mentre le radici sono spesse e carnose. Appartiene alla famiglia delle Solanacee.

Imparare a riconoscere la mandragola, pianta tossica

mandragola pianta
Madragola officinarum (giuseppep_la_porta, foto profilo Instagram)

Gli antichi sfruttavano le proprietà della mandragola come allucinogeno e afrodisiaco, ma anche come analgesico. Tuttavia, oggi non si usa più per scopo medico, in quanto altamente tossica. Le sostanze più pericolose si concentrano proprio nelle sue carnose radici. Non deve essere confusa con la borragine, una pianta simile ma innocua e commestibile. Il fusto della mandragola è piccolino, al massimo raggiunge 6 o 7 centimetri.

Le foglie sono di colore vede acceso e appaiono ruvide al tatto. Inoltre, diffondono un odore non proprio buono. I fiori, invece, sono stellati, viola e con sfumature blu, mentre i frutti sono tondi e gialli, non commestibili. A far paura, però, sono le radici, spesse e biforcute, capaci di crescere rapidamente fino a una profondità di 50-60 centimetri nel terreno. Questa pianta è un’erba selvatica che cresce in campi incolti e che gradisce una buona esposizione solare.

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La varietà più diffusa è l’officinarum che un tempo si usava per risolvere diversi problemi di salute, come mal di gola, tosse, insonnia, e per lenire vari dolori grazie alla proprietà sedative. La mandragora contiene particolari sostanze attive, come l’atropina, la scopolamina e la L-iosciamina, tutte sostanze nocive che si trovano in grosse quantità soprattutto nella radice. Per questo motivo, oggi non si utilizza più ed è fortemente sconsigliata in fitoterapia.

Effetti collaterali della madragola e come coltivarla

Se si ingerisce la radice in grosse quantità si rischia davvero tanto, da effetti come vomito e crampi addominali fino alla morte per avvelenamento. Alcune case farmaceutiche sfruttano gli oli della pianta per integrare gli ingredienti di alcuni medicinali. In alcuni casi possiamo trovare tracce di questa pianta nei medicinali per alleviare sintomi di nausea, spasmi, dolori e infezioni urinarie. L’atropina si utilizza anche in ambito oculistico per la dilatazione della pupilla.

Se si ingerisce in forti dosi si hanno allucinazioni uditive e visive, deliri, tachicardia, febbre, nausea, vertigini, emicranie, sonnolenza, difficoltà respiratorie e bocca secca. In caso di avvelenamento, gli ospedali somministrano un antidoto, la fisostigmina, per poi procedere con la lavanda gastrica.

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Se si decide di coltivare in casa questo bel fiore, bisogna sapere che questo fiorisce in primavera e in autunno, i semi si piantano all’inizio dell’estate, in vasi di grosse dimensioni e abbastanza profondi. La pianta è resistente, anche se va protetta dal gelo. La concimazione avviene in autunno, il terreno deve essere fertile e ben drenato, le irrigazioni devono essere regolari, una volta a settimana. Resiste anche alle infestazioni da parassiti.