Il fico non è un frutto, e allora cos’è? Ti diciamo tutta la verità

Il fico non è il frutto della pianta, ma è comunque una delizia per il palato: lo possiamo gustare in purezza o cucinato

fico non è frutto
Fichi (Foto di Ulrike Leone-Pixabay)

Il fico o Ficus carica, è un albero da frutto appartenente alla Famiglia delle Moraceae. L’epiteto carica sembra riferirsi alle sue origini che risalgono alla Caria, una regione dell’Asia Minore.

l termine fico, usato per quello che noi conosciamo come frutto dell’albero, si rileva in quasi tutti i dialetti italiani, spesso nel meridione declinato al femminile. E’ stato considerato, in molte cultura, un albero sacro, portatore di fortuna e protettore della casa in cui nasce e cresce rigoglioso.

Se il fico non è un frutto, che cos’é?

fico non è un frutto
Fichi (Foto di -Rita-👩‍🍳 und 📷 mit -Pixabay)

E’ proprio così. In realtà i fichi non sono il frutto dell’albero, ma il suo fiore. Sono delle infiorescenze chiamate siconio.  Il frutto vero e proprio si chiama achene ed è la parte croccante che sentiamo sotto i denti quando ci gustiamo il fico.

Un’altra curiosità è data dal fatto che, a volte, all’interno del fiore, è possibile trovare una vespa. Il perchè è semplice. Un fiore ha bisogno di essere impollinato, e a farlo è una vespa particolare. Sì, perchè il fico ha la sua vespa personale che si chiama vespa del fico o, scientificamente, Blastophaga psenes.

I due vivono l’uno per l’altra altrimenti non possono sopravvivere. La vespa femmina perde la vita all’interno del fico maschio, dove entra a deporre le uova. Qui l’insetto rimane intrappolato e vi rimane mentre le piccole larve nate crescono, e permettono alla specie di continuare a vivere.

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La natura ci permette, così, di gustare un fiore-frutto dolcissimo e succoso per gran parte dell’estate. Ma adesso parliamo un poco anche della sua storia, che ha percorso i secoli arrivando fino a noi. Infatti il fico è conosciuto fin dall’antichità e non solo come alimento.

Già i Greci lo ritenevano una pianta sacra. Nella mitologia viene posto solo sull’Olimpo e sembra che soltanto gli dei potessero cibarsene. Un giorno la dea Demetra scese sulla Terra e regalò un fico ad un contadino che l’aveva aiutata. Il contadino iniziò a piantarne i semi, e permise, così, che il fico venisse apprezzato in tutto il bacino del Mediterraneo.

Si narra che la cesta con Romolo e Remo, destinati a morire trascinati dalla corrente del Tevere, si arenò miracolosamente in un’insenatura fangosa, sotto un Fico Selvatico. E in epoca Romana i fichi erano considerati un cibo privilegiato, e venivano serviti come antipasto.

Nella religione buddista e induista simboleggia la conoscenza. Ancora prima, lo troviamo menzionato nel libro della Genesi. Fu il riparo sotto il quale si misero Adamo ed Eva dopo il peccato originale e le cui foglie servirono come primo indumento.

Nell’antico Egitto era simbolo di conoscenza dei misteri. In Asia simboleggia la fertilità maschile, la potenza della vita ed è la sede degli spiriti elementari. Nel Nord Africa il primo fico dev’essere mangiato dalla donna più anziana della casa per assicurarsi prosperità e fortuna.

Oltre ad essere gustoso, porta in sè proprietà fitoterapiche molto interessanti. Contiene sostanze che aiutano le vene a rimanere pulite, e il calcio utilizzato per la produzione del latte dei neonati.

In India impiegano la corteccia, che per il suo potere astringente è ottimo per curare il mal di denti. Secondo un antico rito, se si rimane, durante i giorni di luna crescente di primavera, con la testa sotto le foglie del Fico, si può ricevere chiarezza nella mente e forza nel corpo.

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Il gemmoderivato (un fitoterapico prodotto utilizzando la gemma giovane della pianta) agisce sul sistema neurovegetativo, è utile nelle gastriti e nelle ulcere duodenali, nelle pirosi, nel meteorismo, nelle coliti.

E’ un alimento che trova posto anche in cucina, soprattutto per la preparazione di dolci, gelati e marmellate, ma è utilizzato anche nelle preparazioni salate. E’ buonissimo anche essiccato al sole, con una mandorla sgusciata al suo interno, o, semplicemente, caramellato.