Compostaggio umano, la pratica macabra ed ecosostenibile

C’è una parte del mondo in cui presto sarà sempre Halloween. La ragione sta nella diffusione di una tecnica tanto green quanto macabra.
Compostaggio umano terra
Terra e funghi – foto da pixabay
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Parliamo dell’obiettivo della pratica innanzitutto: produrre fertilizzante green per le piante. In termini scientifici il procedimento viene definito “riduzione naturale organica” e consente di trasformare corpi di defunti, ovvero materiale organico a tutti gli effetti, in compost.La pratica è diventata legale ed è volgarmente conosciuta, in una formula che arriva dritta al punto, come “compostaggio umano”.

Compostaggio umano: una pratica che fa discutere

compostaggio umano lapide
Lapide – foto da pixabay

Questa pratica oramai dilagante mette sul tavolo delle questioni e degli interrogativi morali importanti. Siamo di fronte ad una tecnica in grado di favorire la tutela ambientale oppure stiamo oltrepassando i limiti della decenza scadendo nel macabro?

I corpi delle persone morte anziché occupare loculi su loculi, potranno dar vita a splendide piante. L’essere umano, una volta spenta la linfa vitale, è a tutti gli effetti un rifiuto organico capace di offrire nutrimento al suolo andando a contribuire alla formazione del compost necessario alla vita del mondo vegetale.

L’essere umano è immesso nel ciclo della vita, partecipa delle leggi dell’universo e, come diceva qualcuno, è composto della stessa materia delle stelle. Se si supera la difficoltà di immaginare il corpo del defunto come depositario del nostro affetto e lo si inquadra come materia senz’anima, l’idea di regalare nuova vita per il suo tramite apparirà come una specie di resurrezione.

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Negli ultimi tre anni la riduzione naturale organica dei cadaveri è stata già praticata sotto tutela della legge in Oregon, Colorado, Vermont e Washington. In Europa la pratica è legale nella sola Svezia. La ragione per cui questa pratica è da prediligere sono riscontrabili nel maggiore sotenibilità e nei maggiori benefici verso l’ambiente che il nuovo processo promuove.

Rispetto alla cremazione tradizionale i consumi si abbassano vertiginosamente e si vanno ad ingrossare le fila del mondo organico vegetale. Questo potrebbe essere un modo con cui l’uomo può saldare il debito ingente che in questi anni ha contratto con l’ambiente. Limita notevolemente le emissioni di gas serra.

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Lo scorso settembre anche la California ha legalizzato la pratica. Il governatore Gavin Newsom ha firmato la legge proposta dalla democratica Cristina Garcia ottenendo dagli uffici governativi competenti la regolamentazione del procedimento entro il 2027. Questo l’anno x dal quale si potrà iniziare a praticare la terramazione.

Ma come funziona nella pratica? Probabilmente quanto stiamo per descrivere non è per stomaci deboli, ma tanto vale chiarire le idee per evitare strani voli pindarici verso scenari splatter o simili. Il defunto viene posto in un contenitore di acciaio di lunghezza pari a due metri e ricoperto di paglia, fiori, trucioli di legno e materiali organici necessari alla decomposizione.

Dopodiché viene sigillato il contenitore e riscaldato. In questo modo i microbi all’interno agevoleranno la decomposizione del corpo che entro 30 giorni apparirà come del normalissimo terriccio. A questo punto gli addetti alla pratica andranno a prelevare il composto procedendo alla polverizzazione delle ossa, rimaste ovviamente intatte.

Una volta terminata la pratica, i cari possono decidere se riappropiarsi del terriccio per piantare fiori o alberi, oppure possono optare per la donazione ad enti che lo utilizzeranno per l’arricchimento di aree naturali protette. La candidata ha ottenuto 65 voti favorevoli contro 15 astensioni.

L’importanza, prima di ogni questione privata, sta nella differenza che una simile pratica fa dal punto di vista ambientale. Anidride carbonica e gas serra vengono prodotti in notevoli quantità durante il processo tradizionale di cremazione poichè le temperature utilizzate arrivano ai 980 C°. Questo solio processo è responsabile dell’immissione nell’atmosfera di 260 mila tonnellate di anidride carbonica.