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Celle solari con selenio e zolfo, efficienza al 100%

Nel futuro del fotovoltaico compaiono lo zolfo e il selenio. In che senso? Arriva la svolta nell’approvvigionamento d’energia dal sole.
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Celle solari – foto da pixabay – orizzontenergia.it

La svolta è made in Giappone, proviene cioè dall’idea innovativa di un gruppo di ricercatori della Tokyo University e promette di rivoluzionare il mondo dell’energia alternativa.

Quale tempo migliore di questo per affrontare una tematica simile? La crisi energetica inaugurata dalla guerra in est-Europa ha costretto il mondo a guardare alla ben più antica crisi dell’ambiente e ha ripensare il modo di ottenere energia.

Sostenibilità e energie alternative rappresentano i temi del secolo corrente, gli studi giapponesi rintracciano nel selenio e nello zolfo la chiave di volta del progresso green. Facciamo il punto della situazione.

Celle solari: quale futuro si prospetta per l’approvvigionamento energetico sostenibile?

Pannelli solari – foto da pixabay – orizzontenergia.it

Il materiale insignito del ruolo di riformatore del mondo del fotovoltaico è il solfuro si stagno, un composto presente in grandi quantità e decisamente economico. Il gruppo di ricercatori della Tokyo University ha scoperto il modo per creare celle solari altamente efficienti e al contempo poco esose.

Il solfuro si stagno, con simbolo chimico SnS, è un materiale facile da rintracciare che potrebbe incrementare l’efficienza dei già sostenibili pannelli fotovoltaici. Il professore che ha guidato il gruppo di ricercatori è Issei Suzuki, dell’Institute of Multidisciplinary Research for Advanced Materials che pare aver trovato la chiave per il buon uso del composto.

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Lo zolfo, assieme al selenio, citati ad inizio articolo, sono i principali componenti del solfuro di stagno, il materiale che consente l’efficientamento delle modalità di ricezione energetica dal sole. Questo materiale ha un alto coefficiente di assorbimento ottico e, tradotto in termini ordinari, permette un’efficienza di conversione energetica del 32%.

Questo valore rende il materiale competitivo con il silicio cristallino, ad esempio. Non è la prima che si sperimenta con il solfuro di stagno proprio per la ragione appena addotta. ma il problema che fino ad oggi non era stato aggirato, risiedeva nei bassi fotovoltaggi del materiale. Come è riuscito il gruppo di ricercatori a smarcarsi dalla questione?

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L’SnS offre un livello di fotovoltaggio pari se non inferiore al 5 %, la metà di quanto possa fare il comune fotovoltaico già immesso sul mercato. La soluzione è stata rintracciata nell’ossido di molibdeno, catalizzatore industriale ad alta efficienza. Aggiungendo ai cristalli di SnS quelli di ossido sono riusciti a spostare l’energia sull’intero band gap. Il Journal of Physical Chemistry ha pubblicato il 30 novembre la scoperta.

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