Legambiente: l’inquinamento nella gran parte delle città italiane supera il limite per la salute

Secondo quanto riportato da Legambiente, in un suo rapporto, sarebbero troppe le città che superano i limiti delle PM10

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Inquinamento – Pixabay – OrizzontEnergia.it

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Le PM10 sono particelle sospese nell’aria con un diametro inferiore a 10 micrometri. Queste particelle sono prodotte da fonti come il traffico, le industrie, gli incendi e le attività domestiche e possono avere effetti negativi sulla salute umana e l’ambiente.

E l’elevata presenza di queste nelle città sono dovuti alla presenza di molte fonti di emissione come il traffico, le industrie, le attività domestiche e gli incendi, che non fanno altro che  aumentare la concentrazione di particelle sospese nell’aria. E queste particelle possono avere effetti negativi sulla salute umana e l’ambiente, quindi è importante mantenere livelli accettabili.

Grido dall’allarme di Legambiente per le Pm10

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Mondo schiacciato – Pixabay – OrizzontEnergia.it

Legambiente ha recentemente presentato il rapporto sulla presenza delle Pm10 nei centri urbani italiani. Il risultato è davvero preoccupante. Infatti, dalle analisi effettuate lo scorso anno, è emerso come appena 13 città su 95 non abbiano superato il limite posto dall’ONS: ovvero 20 microgrammi per metro cubo d’aria. E c’è dell’altro perché il particolato, generato dai sistemi di riscaldamento, la situazione è appena migliore: solo 23 città sarebbero in regola.

E proprio per questo motivo molte città dovrebbero mettersi al lavoro affinché abbattano queste concentrazioni. Ma soprattutto si adeguino ai limiti dell’Unione Europea che verranno applicato dal 1 gennaio del 2030. Limiti che prevedo 20 microgrammi per il Pm10, 10 microgrammi per il P2,5 e 20 microgrammi per l’NO2.
E’ bene sottolineare che sebbene questi sembrino molto rigidi, sono comunque superiori a quelli imposti dall’Organizzazione Mondiale per la sanità. Inoltre Legambiente sottolinea che “la tendenza di decrescita dell’inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni“. Ma quali sono queste città che non rispettano i limiti e che dunque sarebbero fuorilegge?

Le peggiori città italiane per inquinamento

Torino e Milano su tutte che devono ridurre l’inquinamento del Pm10 del 43%. Cremona, Andria e Alessandria rispettivamente 42%. 41% e 40%. Per quanto riguarda invece il Pm2,5 la città che dovrà compiere maggiori sforzi è Monza (con il 60% da ridurre). Seguono, con una richiesta di riduzione al 57% Milano, Cremona, Padova e Vicenza.  Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino con il 55%. Como co il 52%. Fanalino di coda per Brescia, Asti e Mantova che dovranno esattamente dimezzare le Pm2,5. Rimane il capitolo dell’NO2 dove a guidare la classifica delle città cattive c’è Milano che dovrà abbassarle del 47%. Completano il podio Torino e Palermo con riduzione necessaria rispettiva pari al 46% e al 44%. Completano la classifica Como (43%), Catania (41%), Roma (39%), Monza, Genova, Trento e Bolzano (34%).

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Secondo quanto riportato da Legambiente le città peggiori per il raggiungimento delle PM10 devono diminuire le proprie concentrazioni dal 30% al 43% entro setti anni. Una missione davvero difficile perché, secondo i trend registrati nell’ultimo decennio, potrebbero servire, in media, 17 anni. Ovvero 10 anni di ritardo sulla tabella di marcia. Ma questo nei migliori dei casi perché Modena, Treviso e Vercelli potrebbero anche impiegarci più di 30 anni. Per quanto riguarda invece l’NO2 Catania potrebbe richiedere più di 40 anni.