Leggere l’etichetta dei vestiti, impariamo a farlo prima di acquistarli

Leggere l’etichetta dei vestiti è una competenza necessaria da acquisire se si vuole al 100% adottare un comportamento green e sostenibile. Ma cosa bisogna sapere?

Etichetta leggere capi
Jeans – foto da pixabay – orizzontenergia.it

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L’etichetta dei vestiti che acquistiamo contiene delle informazioni davvero importanti sulla provenienza del capo, i procedimenti industriali legati alla sua produzione e i materiali impiegati nella sua manifattura.

Ma come si fa ad individuare tutti questi elementi? Sicuramente la corretta lettura di una etichetta potrà incentivare il nostro atteggiamento green e sostenibile nei riguardi dell’ambiente.

Leggere l’etichetta dei vestiti: le nuove frontiere della salvaguardia ambientale

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Vestiti – foto da pixabay – orizzontenergia.it

Per prima cosa, quando ci accingiamo alla lettura di una etichetta, dobbiamo imparare a distinguere fra i tessuti naturali, ovvero derivati da fibre vegetali o animali, e quelli chimici, ovvero artificiali o sintetici. I tessuti naturali innanzitutto presentano il vantaggio di non rilasciare microplastiche.

Le loro fibre non rilasciano infatti questo tipo di materiale né al momento del lavaggio né quando indossati. Va da sé che i tessuti vegetali di origine organica siano sempre da preferire a quelli ottenuti per sintesi chimica, artificialmente, che contengono il 99 % delle volte, plastiche. Ma quali sono i tessuti vegetali da preferire?

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C’è infatti il pregiudizio diffuso che un tessuto naturale non abbia la stessa “tempra” o “resistenza” di un tessuto chimico: niente di più falso! Fra i tessuti vegetali rientrano quelli di cotone o di iuta, lino e bambù: tutti pregiatissimi e di origine 100% vegetale. Cuoio, seta e lana, invece, sono prodotti da fibre di origine animale.

Ma come vengono realizzati i tessuti artificiali? Partendo da una base naturale di cui viene però successivamente alterata la struttura. I più comuni tessuti di questo tipo sono acetato e viscosa. I tessuti sintetici sono dunque i peggiori poiché risultato di composti di sintesi derivati direttamente dal petrolio.

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Il petrolio secondo te fa bene alla pelle e all’ambiente? La domanda è retorica. Acrilico, elastene e poliestere sono i derivati più comuni in commercio. Quando acquistiamo un capo facciamo caso al tessuto che portiamo a casa. I tessuti misti infatti sono praticamente impossibili da riciclare. Ad oggi solo l’1% dei capi viene riciclato dopo l’utilizzo. La scelta più sostenibile che puoi fare è quella di acquistare vintage o capi di seconda mano a prescindere dal loro tessuto.