Emissioni industriali, l’Italia boccia la Direttiva e tira dritto sugli allevamenti

L’Italia boccia la Direttiva Emissioni Industriali discussa qualche giorno fa sulle limitazioni di metano e ammoniaca negli allevamenti.

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Allevamento (Canva) – Orizzontenergia.it

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Considerate “eccessivamente ambiziose”, le limitazioni imposte dalla IED riguardanti le emissioni industriali negli allevamenti. Per questo motivo, l’Italia non approva le nuove modifiche alla Direttiva sulle emissioni negli allevamenti bovini, pollame e suini. Il 16 marzo, durante il Consiglio Ambiente tenutosi a Bruxelles, Gilberto Pichetto ha bocciato la proposta svedese.

La UE sta cercando di modificare i limiti sulle emissioni di metano negli allevamenti di bestiame, abbassandoli del 10% per gli allevamenti bovini, del 18% per gli allevamenti suini e del 15% sugli allevamenti di pollame. Il tutto, per risparmiare 5,5 miliardi di euro, abbattendo il tra il 40% e il 60% delle emissioni. La proposta svedese è stata approvata dal Consiglio Ambiente europeo, ma con il no dell’Italia.

Il no dell’Italia su ulteriori limitazioni alle emissioni industriali

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Allevamento di pollame (Canva) – Orizzontenergia.it

Ci sono problemi di fattibilità, come evidenzia Pichetto, per rientrare nei parametri imposti. Tuttavia, il Consiglio dei Ministri dell’Ambiente UE tira dritto, approvando la direttiva. Per la prima volta, il Consiglio europeo ha trovato un accordo riguardante gli allevamenti, cosa inedita. Gran parte dei paesi ha accetto, alcuni si sono astenuti, l’Italia invece ha detto no alla riduzione drastica di bestiame.

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Il nostro Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Pichetto, ha ribadito il no poiché le soglie da rispettare sono inaccettabili per il paese. C’è il rischio di portare alla desertificazione di un settore produttivo primario in Europa. Secondo Pichetto, le nuove limitazioni rischiano di causare un aumento sui costi di allevamento e una maggiore concorrenza da parte di altri paesi.

Il Presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, addirittura definisce la direttiva come “ammazza stalle”. Ciò potrebbe portare alla diminuzione di capi di bestiame, alla minore produzione, alla chiusura degli allevamenti medio-piccoli e alla perdita di posti di lavoro. Tra l’altro, la nuova modifica alla direttiva contrasta con quanto accordato nel recente passato, essendo troppo restrittiva.

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Insomma, Bruxelles è stata chiara, tra le industrie che inquinano ci sono anche gli allevamenti, i quali devono essere anch’essi, come ogni industria, soggetti a limitazioni. La nuova direttiva, che prevedeva un’applicazione su tutti gli allevamenti con più di 150 unità di bestiame, coinvolgendo quasi 200 mila aziende, ha raggiunto un compromesso: 350 unità per i bovini e suini, 280 per il pollame e 350 per gli allevamenti misti.