Boward Artificial Reef, un progetto affondato nel vero senso della parola

Il Boward Artificial Reef è stato un progetto avviato nei primi anni ’70 per espandere la barriera corallina: nel tempo si è rivelato un flop assoluto.

La barriera corallina (Canva) – Orizzontenergia.it

Iniziato nei primi anni ’70, alcuni pescatori hanno dato il via al progetto nominato Boward Artificial Reef, per proteggere e diffondere la barriera corallina al largo delle coste della Floria. La barriera corallina, già all’epoca stava subendo seri danni, venendo spazzata via dall’inquinamento ambientale. Il progetto, inizialmente incoraggiante, si è poi rivelato un flop madornale.

Il Boward Artificial Reef consisteva nell’utilizzo di vecchi pneumatici per l’espansione della barriera corallina. Un’idea assurda, ma che è stata messa in atto con l’incoraggiamento del Governo americano. Gli pneumatici utilizzati sono stati circa 2 milioni, un folle tappeto di gomma che, in parte, giace ancora in fondo al mare. Ma perché questo scempio?

Il progetto “affondato” della Boward Artificial Reef per proteggere la barriera corallina

Coralli del mare (Canva) – Orizzontenergia.it

Secondo coloro che hanno stabilito il progetto, probabilmente gente incapace, e non biologi marini, pensava che gli pneumatici, posizionati in fondo all’oceano, avrebbero protetto la barriera. Ma non solo, perché proteggendola, avrebbero incoraggiato la crescita di nuovi coralli, facendola espandere. Tra l’altro, le gomme avrebbero dovuto attirare milioni di pesci, i quali li avrebbero presi come rifugio.

In questo senso, si sarebbe migliorato la biodiversità dell’area e favorito l’economia locale. Governo e cittadini hanno subito acconsentito a un progetto del genere, senza le competenze necessarie. La barriera corallina, quindi, venne ricoperta da una tappeto di pneumatici, oltre due milioni di gomme usate, unite tra loro con dei ganci metallici e stringhe di nylon.

Gli pneumatici nell’oceano (Canva) – Orizzontenergia.it

Tuttavia, il progetto, dopo qualche tempo, è sfuggito di mano agli stessi creatori, che non avevano calcolato vari elementi. Il primo fra tutti, la salinità del mare, che ha corroso le cinghie che tenevano unite le gomme. Gli pneumatici, in questo modo, si sono separati, sparpagliandosi nel fondo del mare, inquinando maggiormente. Le correnti del mare, in alcuni punti molto forti, inoltre, trascinano gli pneumatici contro i coralli stessi, causando ulteriori danni.

A partire dal 2001, numerose associazioni ambientali hanno cercato di recuperare le gomme disperse in mare. Solo nel 2006 è intervenuto l’Esercito degli USA. L’operazione è durata tre anni, ma non tutti gli pneumatici sono stati recuperati. Secondo i calcoli, sui fondali giacerebbero anche oltre 700 mila gomme, sommersi al largo di Fort Lauderdale. Una storia che ha dell’incredibile.