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Quale impatto ambientale ha la guerra? Le conseguenze catastrofiche

Se si parla di guerre è logico pensare a primo acchito alle distruzioni e alla sofferenza umana. Ma la guerra ha anche un grave impatto ambientale.

Che impatto ambientale hanno le guerre? (Orizzontenergia.it)

Quali sono le conseguenze di una guerra? Quando si affronta un tema delicato come questo è logico pensare prima di tutto alla distruzione che i bombardamenti e le incursioni via terra provocano sulle strutture fisiche che fino al giorno prima erano lì. È ancora più logico pensare alla sofferenza umana, al costo di vite umane, a chi non è morto ma è rimasto fisicamente cambiato, a chi ha perso i propri cari, a tutta la popolazione civile – ma anche i militari- che alla fine di un conflitto vivono e affrontano i danni psicologici di quello che visto e vissuto.

Ma se queste sono immagini e pensieri logici e giustificati, c’è un’altra conseguenza dei conflitti a cui si pensa troppo poco e a cui oggi più che mai è diventato necessario pensare: l’impatto ambientale di una guerra. Nei luoghi geografici in cui porta morte e distruzione, ma anche sulle conseguenze che tutto il pianeta, e a catena tutta la popolazione mondiale, vive.

Come una guerra  cambia l’ambiente: acqua, arie e terra non sono più come prima

Le guerre cambiano gli habitat e gli ecosistemi (Orizzontenergia.it)

Al di là quindi dei morti, dei rifugiati costretti a lasciare le loro terre natie, dei malati e palazzi distrutti, la guerra ha anche un gravissimo impatto ambientale. In maniera molto generale, si può affermare con assoluta certezza che i conflitti armati cambiano indissolubilmente e per sempre il luogo in cui sono avvenuti. Un impatto e costo che si pagano nel breve e nel lungo termine. Nell’immediato è lo spostamento dei mezzi corazzati a provocare danni a piante ed in generale all’ecosistema; infatti, così come i bombardamenti e le esplosioni provocano danni alle strutture abbattendo interi edifici, allo stesso modo le esplosioni eliminano interi ambienti naturali presenti. Senza contare poi che lo sgretolamento dei palazzi rilascia polveri e sostanze che rendono l’aria irrespirabile.

Nel lungo periodo, i danni si possono constatare in altro modo. Se fino alla guerra in Vietnam era tutto più o meno consentito, oggi le regole di guerra impediscono a livello internazionale l’utilizzo di alcune tipologie di armamenti. Il napalm e il fosforo bianco sono oggi vietati anche per i loro effetti devastanti sull’ambiente. Oltre a generare una morte atroce e a lasciare conseguenze fisiche sulle generazioni future, provocano un danno anche alla geografia fisica dei luoghi. Sempre il Vietnam ne è un esempio, è risaputo che lo Stato Americano usò bombe al napalm e fosforo bianco che hanno reso, tra le altre cose, i terreni incoltivabili per decenni proprio perché inquinati. Gli scenari di guerra odierni fanno, quindi, più paura anche per questo motivo, perché il loro impatto ambientale si va ad aggiungere ai già catastrofici danni della crisi climatica che stiamo vivendo.

Dalla bomba atomica alla Chernobyl del conflitto russo-ucraino: così l’ambiente paga le scelte dell’uomo

Altro esempio che fa storia e che ci ricorda che la guerra ha un grave impatto ambientale è l’utilizzo della bomba atomica in Giappone. Anche in quel caso la deflagrazione provocò distruzioni e morti immediate, ma le radiazioni rilasciate hanno cambiato la morfologia ambientale del Paese. Al netto però di questi casi eclatanti, gli studi di oggi si concentrato sui conflitti contemporanei dove queste tipologie di bombe non possono o non dovrebbero essere usate. Uno dei recenti studi più importanti è stato condotto da GreenPeace in Ucraina e nell’anniversario del primo anno di guerra ha pubblicato uno studio condotto con la ONG Ecoaction e in cui si mettono in evidenza proprio come le esplosioni e le polveri sottili conseguenti alle distruzioni abbiano, da una parte raso al suolo ettari ed ettari di territorio naturale, ma dall’altro hanno anche inquinato aria, acqua e terreni coltivati. In particolare si sono concentrati sui territori intorno alla a Chernobyl ancora segnata dalle radiazioni dell’esplosione della centrale avvenuta nel 1986. Nello stesso periodo il Senato della Repubblica italiana discuteva del nuovo reato internazionale di ecocidio proprio per sottolineare l’impatto ambientale dei conflitti.

Si può, infine, cominciare a fare la conta dei danni ambientali anche sul nuovo fronte di guerra che si è aperto in Medio Oriente. L’avviata distruzione dei territori da una parte e dall’altra, ma soprattutto la distruzione di Gaza City e l’accusa ad Israele di utilizzo di bombe al fosforo bianco hanno già reso l’aria irrespirabile e smosso i terreni circostanti il muro che divide i due Paesi.

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