La storia di Marco Camandona, eroe silenzioso premiato anche da Mattarella, per il suo impegno in Nepal a favore di bambini e famiglie in difficoltà.
C’è un filo sottile, ma resistente come una corda d’alta quota, che unisce le imprese estreme di Marco Camandona alla sua profonda umanità: quel filo lo porta dalle vette gelide a 8.000 e più metri di altezza alle strade polverose del Nepal, dove ha scelto di mettere la sua notorietà e la sua forza al servizio dei più fragili, ovvero dei bambini in difficoltà. Originario e residente in Valle d’Aosta, sposato con la compagna di vita Barbara, Marco è un alpinista di fama internazionale.
Guida alpina, maestro di sci e allenatore federale di scialpinismo, da oltre vent’anni dirige il Millet Tour du Rutor Extrême, una delle più importanti competizioni di scialpinismo a tappe, e presiede La Grande Course, il circuito che raccoglie le sei gare di scialpinismo più prestigiose al mondo. A coronare il suo profilo professionale, il suo impegno nel Soccorso Alpino della Valle d’Aosta: un ruolo che riflette la sua inclinazione naturale alla solidarietà.
La sua carriera alpinistica è davvero emozionannte, un continuo susseguirsi di sfide vinte con determinazione e umiltà, partendo dalle Alpi per scoprire e aprire nuovi varchi verso la vetta dell’Himalaya. In quasi 30 anni, ha partecipato a decine di spedizioni internazionali, toccando le montagne più alte di ogni continente. Ma le sue imprese più importanti sono legate alle 14 vette oltre gli 8mila metri: Marco Camandona le ha scalate tutte senza l’ausilio dell’ossigeno supplementare.
Sono solo una ventina gli scalatori che sono riusciti infatti a scalare vette come Everest, K2, Kangchenjunga, Annapurna, montagne che hanno segnato la storia dell’alpinismo per la loro difficoltà e pericolo, senza fare appunto ricorso all’ossigeno supplementare. Le tappe più recenti del suo percorso sono i successi del 2022 sul Nanga Parbat e sul Broad Peak, mentre a luglio 2024 è toccato a Gasherbrum II e Gasherbrum I accompagnato dall’amico e cognato Dante Luboz.
Con queste imprese, Marco Camandona può essere così annoverato tra i grandi maestri dell’alpinismo italiano, ma affianco a queste imprese troviamo anche il suo volto più umano: nel 2015, insieme alla moglie Barbara e a un gruppo di amici, ha dato vita in Nepal alla Onlus Sanonani, che in lingua locale significa “piccolo bambino”. Un nome semplice che racchiude un obiettivo ambizioso: offrire una casa, un’educazione e un futuro ai bambini soli o provenienti da famiglie che non possono sostenerli.
Dall’Onlus, è nata una casa famiglia, che oggi ospita oggi 25 bambini dai 6 ai 17 anni, accuditi da uno staff di otto operatori nepalesi: vengono offerti ai ragazzi letto, pasti regolari, cure, istruzione e soprattutto un ambiente sereno dove crescere. Un progetto in costante evoluzione, portato avanti con dedizione e trasparenza, che testimonia come la vetta più importante resta quella della solidarietà, che fa di Marco Camandona, premiato anche da Mattarella, una figura straordinaria dal punto di vista umano e sociale.