L’idrogeno è considerato un fattore determinante nel processo di decarbonizzazione, ma la sua estrazione può produrre anidride carbonica: come evitarlo?
Ormai gli esperti sono tutti concordi nell’affermare il ruolo fondamentale che le emissioni di gas serra giocano nel cambiamento climatico. La maggior parte delle attività umane, infatti, è considerata altamente inquinante, soprattutto per la massiva produzione di anidride carbonica che ne deriva. Per questo in ambito energetico e tecnologico si sta volgendo lo sguardo verso nuove forme di produzione di energia pulita.
Ad oggi l’idrogeno è considerato un fattore determinante nel processo di decarbonizzazione dell’industria pesante e non solo. Questo elemento, che è il primo della tavola periodica e dunque il più “leggero”, non produce anidride carbonica nella combustione ed è presente in gran quantità sulla Terra, ma solo legato ad altri atomi. Lo troviamo ad esempio nell’acqua, nel metano e nelle forme di vita organiche.
L’idrogeno è una svolta green, ma per produrlo servono soluzioni a zero emissioni
Il processo di scissione dell’idrogeno da altri atomi, molto spesso, sfrutta il gas naturale e, conseguentemente, porta a produzione di anidride carbonica. Ci basti pensare che per ogni tonnellata di idrogeno prodotta da gas naturale se ne producono 10 di CO2: e allora come ovviare a questo problema? Vi sono diversi metodi, ad esempio optare per forme di “estrazione” dell’idrogeno che non comportino produzione di CO2.
Una delle più praticate, ad oggi, è l’elettrolisi dell’acqua, che avviene ad esempio nell’impianto elettrolizzatore più grande d’Europa, in Danimarca. Un altro metodo è quello di produrre idrogeno a partire dalle rocce ricche di ferro. Questo progetto, in particolare, è portato avanti dai ricercatori dell’Università del Texas ad Austin, capitanati da Toti Larson, in collaborazione con l’Università del Wyoming.
Come si produce idrogeno a partire dalle rocce: il processo avviene anche in natura
L’idea è quella di stimolare il processo di serpentinizzazione, in cui le rocce ricche di ferro producono idrogeno se sottoposte ad alte temperature. Questa forma di idrogeno, definita idrogeno geologico, è naturalmente presente in tutto il mondo, ma molto spesso non accessibile facilmente e in modo economico.
Riuscendo a stimolare il processo di serpentinizzazione a temperature più basse e a superfici facilmente raggiungibili, l’idrogeno geologico potrebbe affermarsi come forma di combustibile a bassa emissione. A tal proposito Esti Ukar, collaboratore del progetto, ha affermato: “Se potessimo aiutare a generare volumi maggiori di idrogeno da queste rocce guidando reazioni che impiegherebbero diversi milioni di anni per avvenire in natura, penso che l’idrogeno geologico potrebbe davvero essere un punto di svolta“.