L’Occidente punta alla libertà. Le strategie per sottrarsi dall’energia russa

I rapporti economici che legano indissolubilmente l’Occidente alla superpotenza russa sono il tema caldo di queste settimane. Una via d’uscita è possibile?

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Vladimir Putin (Foto di Дмитрий Осипенко da Pixabay)

Temi caldi di questi giorni sono la diversificazione energetica e i rapporti di forza che legano i paesi all’importazione di gas. La situazione è diventata emergenziale, oltre che prioritaria rispetto alla pandemia ancora in corso, per via di severi provvedimenti. In particolare sono le conseguenze sull’Europa e l’Occidente a destare preoccupazione.

Le sanzioni della Nato sono stata la risposta all’offensiva russa sull’Ucraina. A destare l’allarme sono le conseguenze che un inimicamento della Russia comporta sull’approvvigionamento di gas per gran parte del mondo. Ceoncentriamoci sulle strategie occidentali di affrancamento dall’import russo.

L’indipendenza energetica è possibile?

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Centrali attive (Foto di catazul da Pixabay)

Lo stop alla guerra apertamente ignorato dal presidente della federazione russa ha immediatamente innescato una serie di reazioni. Le gravose sanzioni mosse dall’Europa con l’intento di inibire le intenzioni della superpotenza aprono la strada ad un necessario ripensamento della geopolitica dell’Occidente.

Ma è davvero possibile liberarsi dall’approvvigionamento energetico russo? Per l’Italia la percentuale di gas di provenienza russa è pari al 40%, un numero che racconta un disastro in potenza. L’allargamento delle rotte commerciali ad Algeria e Qatar sembrava essere in un primo momento una soluzione possibile. Lo scenario però, richiede più che un esame sulle possibilità.

Ursula von der Leyen, presidente della commissione Ue, ha annunciato al vertice di Versailles che si lavora già da oggi per il raggiungimeno dell’indipendenza energetica dall Russia. L’operazione sarà ultimata per il 2027, promette. Bruxelles guarda anche a scadenze più ravvicinate: entro il 2023 l’obiettivo comune è di ridurre di 2/3 la percentuale di dipendenza dalla Russia.

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L’Ue ha importato il 45% del proprio gas dalla Russia all’inizio de 2021, il piano d’azione era il REPower Eu. Il gas prediletto su cui puntare per sostituire il 20% dell’import è il biometano, sostengono al parlamento. Le percentuali parlano di un approvvigionamento di circa 35 miliardi entro il 2030. A prendere la scena sono ora le energie rinnovabili.

La Commissione europea ha stilato una proposta di regolamentazione dei rapporti energetici, ancora in fase di lavorazione, che prevede per gli stati dell’unione una riuscita nell’approvviggionamento autonomo del 90%. Ci saranno degli obiettivi intermedi da rggiungere prima di realizzare il risultato previsto. Le operazioni di riempimento degli stoccaggi partiranno dal 1 aprile con termine fissato al 30 settembre.

Le situazioni più critiche in Europa sono quelle di Germania e Italia. Secondo l’AIE la Germania ha importato dalla Russia, nel 2020, il 65% dei rifornimenti, overro 42,6 miliardi di metri cubi. L’Italia ne ha importati, seguendo l’equivalenza, 29,2 miliardi. La Germania inoltre decise nel 2011, a seguito dell’incidente giapponese di Fukushima dell’11 marzo, di chiudere le centrali nucleari sul proprio territorio. Questa operazione ha di fatto incrementato la dipendenza dalla Russia per il gas.

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Berlino con il Nord Stream è uscita dal nucleare incrementando l’import estero. Il governo sta attualmente valutando la riapertura di alcune delle centrali nucleari dismesse. Al 2011 la Germania vantava 8 centrali attive. A Berlino Robert Habeck, ministro dell’economia dei verdi, inizia a parlare di fonti rinnovabili.

La manovra più veloce e pratica da attuare per far fronte al probelma resta al momento quella di incentivare approvvigionamenti di gas sulla cartina geografica mondiale. Non a caso il ministro dell’economia si è recato presso gli Emirati Arabi Uniti e in Qatar con questo obiettivo. Principe dello scambio sarà il gas liquefatto naturale, il Gln. La Germania prova a smarcarsi dalla morsa Russa, quindi.

Ma veniamo a noi. L’Italia è il secondo paese a troneggiare sul podio delle dipendenze energetiche. Nel 2012 la percentuale di import era al 30%, negli ultimi anni è salita fino al 40%, circa 29 miliardi di metri cubi. Il governo ha intenzione di intensificare le estrazioni dai giacimenti già presenti sul territorio senza iniziare nuove trivellazioni.

I maggiori fornitori di gas per il nostro paese sono l’Algeria, dalla quale esportiamo il 27.8%, l’Azerbaigian con il 9,5%, la Libia col 4%, la Norvegia e l’Olanda con circa il 3%. Il 95% del gas che cosumiamo proviene da fuori. Il Gnl ci arriva prevalentemente dal Qatar. Per rafforzare la cooperazione energetica il nostro ministro degli esteri assieme a l’amministratore delegato Eni provano ad interpellare il Medio Oriente e alcuni paesi africani.