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Boom dell’olio di palma. Greenpeace lancia s.o.s. per le foreste

Carenza di olio di girasole a causa della guerra in Europa, si pensa di incrementare le scorte di olio di palma: Greenpeace si schiera contro questo boom per proteggere le foreste.

Deforestazione, distruzione di alberi (Pixabay)

Carenza di olio di girasole a causa della guerra in Europa, si pensa di incrementare le scorte di olio di palma: Greenpeace si schiera contro questo boom per proteggere le foreste. Il monito è bello tosto, a rischio ci sono enormi aree delle foreste pluviali. E così, dopo anni di battaglia per la diminuzione e l’eliminazione dell’olio di palma, ecco che questo fa ritorno, in sostituzione momentanea dell’olio di girasole. Qual è la situazione delle foreste pluviali asiatiche? Che scenari abbiamo di fronte?

La guerra in Europa e i disaccordi politici stanno mettendo a dura prova tutto il mercato europeo e mondiale. Molte materie prime che prima si importavano e si commerciavano, ora non ci sono quasi più. L’olio di girasole, di cui Ucraina e Russia sono i maggiori produttori mondiali, ha subito una drastica riduzione per ovvi motivi. Solo queste due nazioni, insieme, producono e distribuiscono quasi il 70% dell’olio in circolazione. Al momento, però, le esportazioni sono bloccate. Quali sono le conseguenze?

L’allarme di Greenpeace per il boom dell’olio di palma

Frutta, olio di palma raccolto (Pixabay)

Se l’olio di girasole è fermo e ha subito un impennata assurda dei prezzi, si sta prendendo in considerazione la sua sostituzione con l’olio di palma. Si sono offerti i Paesi del sud est asiatico per la sua distruzione, come ad esempio Malesia e Indonesia. I produttori di alimenti contenenti olio di girasole, ora in difficoltà, stanno iniziando ad acquistare olio di palma proprio da questi Paesi. Una inversione di tendenza rispetto solo a pochi mesi fa, quando lo stesso olio di palma era stato bandito perché dannoso per l’ambiente e per la fauna.

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Per coltivare distese di palme che producono olio, si deforestano interi territori, distruggendo l’habitat di numerose specie animali e vegetali. In questo modo si annienta la biodiversità delle foreste per favorire una monocoltura. Molti imprenditori e produttori stanno prendendo in considerazione il ritorno dell’olio di palma, non a caso, Malesia e Indonesia stanno aumentando la propria produzione.

Per loro è ovviamente un’occasione ghiotta per fare affari in tutto il mondo e incrementare sui guadagni, ma a risentirne è l’ambiente. Gli ambientalisti sono in allarme, e la stessa Greenpeace urla il suo disappunto, lanciando l’s.o.s.. La paura è che molti ettari di foresta pluviale potranno bruciare proprio per piantare palme da olio. Oltre alla distruzione del territorio, la deforestazione causa anche cambiamenti climatici, favorendo fenomeni naturali drammatici.

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Uno su tutti: gli incendi. Tra l’altro, proprio i cambiamenti climatici stanno dando luogo a una siccità estrema. Meno piogge, più incendi, non ci vuole molto per capire che sarà un disastro immane. Occorre proteggere le foreste e bloccare questo commercio. In Europa la situazione è differente. Nel nostro continente si è deciso di limitare l’importazione di olio di palma, proprio per non far incrementare la deforestazione. Un piccolo passo che speriamo possa essere da esempio per tutti. Nel frattempo, aspettiamo che la situazione geopolitica torni alla normalità.

Andrea Cerasi

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.

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