Urina, l’hai mai usata in giardino? Ti sembrerà strano ma funziona davvero

Urina, solo uno scarto dell’organismo? No, a quanto pare questo liquido biologico è capace di contrastare i fertilizzanti sintetici e chimici.

Urina fertilizzante campo
Campo di grano (Foto di PublicDomainPictures da Pixabay)

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I fertilizzanti più diffusi in commercio sono quelli artificiali, costruiti e pensati cioè in laboratorio per favorire la crescita delle specie vegetali. Ma qual è il prezzo da pagare?

Quando l’uomo decide di imprimere la propria firma sulla natura c’è sempre un rovescio non proprio inaspettato della medaglia. Approfondiamo l’argomento dedicando attenzione ad una nuova possibilità 100% biologica in campo di fertilizzanti.

Urina, tabù da superare. I benenifici a contrasto dell’inquinamento ambientale

Urina fertilizzante agricoltura
Fertilizzante (Foto di Peggy und Marco Lachmann-Anke da Pixabay)
Si parlava di fertilizzanti artificiali e rovesci di medaglia. L’utilizzo massiccio di pesticidi e fertilizzanti sintetici ha progressivamente determinato l’inquinamento di ettari di territori agricoli. Le sostanze rilasciate da queste soluzioni sono in un primo momento propedeutiche allo scopo, in un secondo assolutamente nocive per l’ecosistema.
Queste componenti chimiche restano infatti intrappolate nel terreno per circa mezzo secolo, impiegano cioè circa, se non più, di 50 anni per degradarsi. Oltre al terreno il danno maggiore lo subiscono le falde acquifere sottostanti alle coltivazioni.
L’acqua viene contaminata e il danno diventa di proporzioni colossali soprattutto per il raggio coperto dalle consenguenze nocive. A rimetterci è la filiera agroalimentare tutta, dal terreno alla tavola dei consumatori. Come rispettare l’ambiente e insieme non inquinare terra e acqua?
La soluzione è stata letterlamente sempre sotto i nostri occhi. Alcuni scienziati, chimici e biologi, hanno proposto una soluzione insolita: utilizzare come fertilizzante l’urina. Tuttavia per questa strategia innovativa andrebbe progettata una strategia sostenibile di riciclo ad hoc. Ma perchè proprio l’urina?
Il liquido prodotto dall’azione filtrante dei reni contiene numerosi sali minerali, quelli che assumiamo attarverso il cibo. In particolare si rintracciano nella composizione molecolare delle urine tracce abbondanti di azoto, fosforo e potassio, elementi essenziali per il sostentamento e la fioritura delle piante.
Gli scienziati intravedono una grande opportunità di investimento. I fertilizzanti sintetici sono stati utili in un primo momento, hanno favorito il collaudarsi dell’attività industriale e della produzione di beni di consumo alimentare per il bisogno delle masse.
Il problema del nostro sitema di produzione è che si basa su ritmi e quantità non sostenibili, nel senso che i ritmi che promuove non sono a misura del pianeta, dell’ambiente e dell’uomo. La storia la conosciamo già, dopo un secolo di impiego di fertilizzanti artificiali il pianeta è stato nuovamente la prima vittima ad essere colpita dagli insostenibili ritmi di produzione.
Le sotanze nocive per l’ambiente dal terreno sono finite alle falde e dalle falde acquifere nei fiumi promuovendo un’anomala crescita di alghe che ha contribuito alla decimazione della biodiversità degli specchi d’acqua. I pesci in molti casi sono finiti soffocati dalle crescite vegetali sovrabbondanti.
La sostanza da recriminare di più è il protossido di azoto, un gas serra rilasciato nell’atmosfera da questi fertilizzanti che ha contribuito grandemente al cambiamento climatico. Si pensi a 100 anni di campi agricoli sparsi in tutto il mondo fertilizzati a gas serra.

Le acque reflue, analizzate da alcuni scienziati del Rich Earth Institute, negli USA, hanno riportato alte concentrazioni di azoto e fosforo, l’80% di queste componenti è determinata dall’urina dispersa nelle acque. Per fare tuttavia un buono uso di questa risorsa naturale serve un ripensamento totale dei sistemi di approvvigionamento della sotanza e di smaltimento degli scarti organici.

Al di là delle necessità progettuali e tecniche sull’argomento, bisogna anche dire che attorno al tema regna ancora vergogna. La pipì è un tabù, è un argomento privato e pertanto è difficile parlarne con serenità. Tuttavia sarà necessario andare oltre determinati imbarazzi se si vuole sfruttare una risorsa capace di rimediare ai danni compiuti sino ad ora.