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Riso, non buttare l’acqua di cottura: è magica. Usala così, vedrai che risultati

Riso, non buttare l’acqua di cottura: è magica. Usala così, vedrai che risultati. Alcuni ti lasceranno assolutamente senza parole. 

Riso su tagliere – Pixabay

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L’acqua di cottura o di risciacquo del riso è ricca di proprietà, perché una volta cotto e rimosso dall’acqua, quest’ultima contiene minerali importanti, come acido folico, ferro, potassio, zinco, magnesio e quasi tutte le vitamine del gruppo B.

Affinché altri antiossidanti e nutrienti, come l’inositolo, possano svilupparsi nell’acqua di riso, dovrebbe essere conservata in frigorifero per circa uno o due giorni e lasciata riposare.

Riso, usa la sua acqua di cottura in questo modo

pediluvio – Pixabay

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Inoltre, è importante sapere che l’acqua del primo risciacquo può contenere polvere o residui di pesticidi presenti nel riso, quindi, il consiglio è di utilizzare il primo risciacquo solo per attività non di cottura, come la pulizia e la lucidatura, e utilizzare il secondo o il terzo risciacquo per cucinare e per trattamenti beauty.

La vitamina B1, B2, i lipidi e gli amidi presenti nell’acqua di riso lo rendono una soluzione speciale, perché l’amido di riso e l’acqua formano una soluzione colloidale. Di conseguenza, è utile ed efficace ai fini della pulizia di casa; l’acqua di cottura o risciacquo del riso diventa, quindi, un vero e proprio detergente naturale privo della durezza dei prodotti chimici ma con l’aggiunta di vitamine e lipidi.

L’acqua di riso si conserva solo per un giorno a temperatura ambiente, per 3-4 giorni in frigorifero.

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Un primo uso alternativo dell’acqua di cottura del riso è per lavare i piatti, ossia come detergente naturale per le stoviglie; è importante sottolineare che, per lo sporco più ostinato e le incrostazioni difficili da eliminare è preferibile ricorrere al normale detergente per piatti.

In caso di stoviglie non troppo sporche, l’acqua di cottura del riso è perfetta da usare in sostituzione del classico detersivo.

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Maria Longo

Nata a Catania nel 1987. Conseguita la Laurea Magistrale in Giurisprudenza con una tesi dal titolo “Matrimonio omosessuale: un’analisi comparatistica”, intraprende il percorso forense tra divorzi, procedimenti in Corte D’Appello e Commissione Tributaria. Parallelamente muove i primi passi in ambito giornalistico collaborando con alcune testate locali e scrivendo articoli di diritto con analisi approfondita sulle pronunce più autorevoli della Corte di Cassazione. Appassionata di fotografia, non rinuncia mai alla sua reflex che viaggia con lei, alla ricerca di dettagli da immortalare. Lingue parlate inglese, francese e spagnolo.

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