L’isola di plastica più grande del mondo: da dove provengono i rifiuti

Secondo il report fornito da The Ocean Clean Up, l’isola di plastica più grande al mondo continua a crescere accumulando rifiuti.

Pacific Garbage Patch
La scia tracciata dai rifiuti in mare (screen da YouTube TJ Watson e The Swim)

PER TUTTI GLI ALTRI AGGIORNAMENTI SEGUICI SU INSTAGRAM

È stata battezzata Pacific Trash Vortex, ed è l’isola di plastica più grande al mondo. Purtroppo, è in continua crescita, accumulando tonnellate di rifiuti ogni anno. L’organizzazione The Ocean Clean Up ha effettuato i rilevamenti e continua a monitorare la situazione. Ma da dove provengono tutti questi rifiuti, chi sono i responsabili di tale scempio?

Nel report fornito dall’organizzazione possiamo leggere i Paesi maggiormente inquinanti dell’Oceano Pacifico, dove galleggia, muovendosi come un vortice, questa enorme spirale di rifiuti, paragonabile a una vera e propria isola di plastica, chiamata anche Pacific Garbage Patch. Le sue dimensioni spaventano, tanto che è estesa quanto la penisola iberica.

I Paesi che generano i rifiuti dell’isola di plastica nel Pacifico

Isola rifiuti oceano Pacifico
Il movimento in vortice dell’isola di plastica (screen da YouTube TJ Watson e The Swim)

The Ocean Clean Up, in collaborazione con l’Università di Wageningen, nei Paesi Bassi, ha studiato i movimenti dell’isola di plastica, i cui rifiuti provengono principalmente da quattro nazioni:

  • Stati Uniti per il 7%
  • Giappone per il 34%
  • Cina per il 32%
  • Corea per il 10%
  • Altre nazioni per il 17%

Questo particolare studio sul galleggiamento e sul movimento dei rifiuti è iniziato nel 2019. L’organizzazione ambientalista ha recuperato, fino ad oggi, circa 6 mila detriti di plastica di lunghezza superiore ai 5 cm. Significa che in totale, gli studiosi hanno recuperato più di 5 tonnellate di rifiuti, tutti poi analizzati in laboratorio per determinarne la provenienza.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE → Idrogeno verde, come creare carburante dall’aria nel deserto

La cosa sorprendente è che la maggior parte dei detriti è stata prodotta tra gli anni ’70 e ’90. Il residuo più vecchio è stato il pezzo di una boa risalente al 1966. Gli studiosi stanno cercando di capire come possano accumularsi così tanti rifiuti, e perché questo vortice di plastica li attiri a sé continuamente.  È necessario monitorare la situazione, per cercare di capire come intervenire, prevenendo la dispersione di rifiuti in mare.

Gli oggetti in plastica, galleggiando, sono continuamente trasportati dalla corrente del mare. In questo modo, riescono a percorrere distanze enormi e imprevedibili. Tra l’altro, i Paesi che subiscono la maggiore impronta dei danni ambientali non sono neanche quelli più inquinanti e originari dei rifiuti del Vortex, ma subiscono l’atteggiamento scorretto operato da altri Paesi.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE → Città economiche, queste devi per forza visitarle: sono davvero bellissime

Purtroppo, non si riesce a intervenire, né fermando l’inquinamento ambientale, né diminuendo la grandezza del Pacific Garbage Patch. Anche se i rifiuti più grandi vengono raccolti, miliardi di microplastiche irrecuperabili sono dispersi nelle acque, e non si degradano, se non in migliaia di anni. Queste, molto probabilmente, condanneranno l’intero pianeta.