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Imbrattare i Girasoli di Van Gogh, è ambientalista? Le considerazioni

Due ragazze legate a un gruppo attivista in difesa dell’ambiente ha imbrattato una tela di Van Gogh alla National Gallery di Londra

Girasoli imbrattato (Foto: magazinepragma)

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Van Gogh è uno degli artisti più popolari nel panorama della pittura mondiale. Nato in Olanda nella seconda metà dell’800, muore giovanissimo in circostanze misteriose. Soffrì per gran parte della sua vita di disturbi mentali, ma riuscì, nonstante le critiche del padre, a produrre circa 900 dipinti nel corso della sua breve vita.

Tra le opere più famose, ricordiamo sicuramente i Girasoli. Si tratta di 11 tele, le prime 4 furono dipinte a Parigi, mentre le successive ad Arles. Si tratta di due serie di nature morte, uno dei suoi soggetti preferiti.

Imbrattare un’opera d’arte è ambientalista?

Girasoli di Van Gogh (Foto: zon.it)

In una delle sale della National Gallery di Londra, si trova esposta una delle opere più famose di Van Gogh: i Girasoli. E’ di qualche giorno fà la notizia di due attiviste che sono state riprese mentre imbrattavano la tela con della salsa di pomodoro.

Il video, come le varie fotografie che le hanno immortalate, hanno fatto il giro del web, sollevando critiche di ogni genere. Le due ragazze appartengono al gruppo ambientalista Just Stop Oil ed hanno rivendicato il loro gesto per ricordare al mondo che si deve agire ora per preservare il nostro pianeta.

Dopo aver lanciato la salsa di pomodoro contro il quadro, si sono incollate una mano alla parete, sostenendo che la loro iniziativa serviva per sensibilizzare il governo britannico riguardo ad slcuni provvedimenti climatici che, sembra, avranno un forte impatto sull’ambiente e, di conseguenza, sulle generazioni future.

Il gruppo Just Stop Oil ha tenuto a precisare che, prima di imbrattare il quadro, le due ragazze si erano assicurate che ci fosse il vetro di protezione, in modo da non causare alcun danno all’opera. E così è stato. Le attiviste sono state poi portate via ed arrestate dai poliziotti, e il personale del museo ha rimosso e pulito il quadro.

Oramai la notizia aveva già fatto il giro del mondo via web. Molte persone  hanno sollevato critiche, anche piuttosto pesanti, senza aspettare di sapere se l’opera fosse stata effettivamente rovinata.

Il gesto ha avuto l’impatto mediatico che, probabilmente, gli ambientalisti si aspettavano, ma quanto sia stato positivo per richiamare l’attenzione sui problemi che cercano di risolvere, non si sa. Sappiamo però che si tratta di un gruppo non violento il quale, forse, non ha saputo trovare altri linguaggi per farsi ascoltare.

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James Ozden, ex attivista che ora studia i movimenti e fornisce consulenze, ha sottolineato quanto siano positivi certi gruppi radicali non violenti, per portare avanti determinate cause. Sembrerebbe, secondo alcuni studi recenti, che determinati atti dimostrativi non violenti, permettano una maggiore visibilità non solo all’organizzazione, ma anche alle loro intenzioni.

Molti sono stati gli atti dimostrativi che hanno rigurdato le opere d’arte, da parte di attivisti, ma sembra che, con il passare del tempo, ci si ricordi di più dell’opera imbrattata che del senso e del reale motivo del gesto.

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Sicuramente i giovani stanno dimostrando di avere qualcosa da dire per migliorare il loro futuro. Forse i loro gesti sono, sì, altisonanti, ma poi si perdono nella logica di una quotidianità frenetica.

Magari sarebbe il caso di cambiare atteggiamento, e prendere spunto da chi ama il pianeta e cerca di migliorarlo in prima persona, con azioni semplici, senza scomodare e imbrattare le opere d’arte.

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