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Animali

Chiusi gli allevamenti di visoni, i 5mila esemplari che fine faranno?

Una volta chiusi gli allevamenti di visoni è ancora presto per cantare vittoria. Tutti infatti si chiedono che fine faranno i cinque mila esemplari esistenti. 

Pelliccia in visone – Instagram

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La moda è davvero una macchina potentissima, capace di portare avanti dei trend per molto tempo o al contrario per un lampo, dipende ovviamente anche dal gusto dei fruitori finali. Per quanto riguarda ad esempio una delle mode che si sono protratte per decenni e che forse solo adesso inizia a scricchiolare è proprio la pelliccia. 

Questa, realizzata con la pelle degli animali nel tempo ha subito un’evoluzione nel senso che pian piano sempre più persone – anche gente facoltosa – ha deciso di sostituire questo capo con un altro simile ma composto da materiale sintetico, proprio per proteggere le specie animali, come i visoni deputati a questo trattamento che ammettiamolo, è davvero barbarico!

Chiusi allevamenti di visoni, cosa ne sarà dei superstiti?

Due visoni – Pixabay

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Mesi fa è apparsa la notizia che ci faceva ben sperare: il nostro Paese metteva fine ad una pratica di cui certamente non possiamo andare orgogliosi ossia gli allevamenti di visoni ed altre specie usate per la produzione di pellicce. Un passo certamente importante questo ma cantare vittoria è assolutamente prematuro anche perché viene da domandarsi quale sarà la sorte degli animali superstiti, si contano ad esempio ben 5000 esemplari di visoni.

Cosa ne sarà di loro? La Legge non è molto chiara sul punto e le numerose ambiguità certamente non aiutano in una vicenda tanto delicata. La questione principale è una: la ratio legis ab origine era quella di incentivare gli allevatori al trattamento sano e vitale per gli animali ma una volta che ci si sta orientando verso la diminuzione dell’indennizzo che va dagli 8 euro mensili a visone a 2,50 la situazione sta precipitando.

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Questa manovra non solo è incresciosa sul pianto etico ma poco rassicurante perché manca così lo stimolo all’allevatore di comportarsi secondo il bene degli animali. E’ importante quindi che il Ministero competente in sinergia con gli enti territorialmente competenti, ossia le regioni, si attivino all’unisono per trovare la soluzione giusta. Sarebbe questo un vero passo verso la modernità, ogni tanto la meritiamo anche.

Maria Longo

Nata a Catania nel 1987. Conseguita la Laurea Magistrale in Giurisprudenza con una tesi dal titolo “Matrimonio omosessuale: un’analisi comparatistica”, intraprende il percorso forense tra divorzi, procedimenti in Corte D’Appello e Commissione Tributaria. Parallelamente muove i primi passi in ambito giornalistico collaborando con alcune testate locali e scrivendo articoli di diritto con analisi approfondita sulle pronunce più autorevoli della Corte di Cassazione. Appassionata di fotografia, non rinuncia mai alla sua reflex che viaggia con lei, alla ricerca di dettagli da immortalare. Lingue parlate inglese, francese e spagnolo.

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