Biostimolante, come nasce e a che serve: una svolta per la coltivazione

Come nasce e a cosa serve un biostimolante per la coltivazione? È la nuova tecnica per produrre meglio e per proteggere le piante dallo stress.

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Test biostimolante su una pianta in serra (foto dal profilo Instagram della Greenhas Group)

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I cambiamenti climatici avanzano con impeto, travolgendo il mondo intero e abbattendosi, in particolare, su un settore, quello agricolo. A causa della crisi climatica, per gli agricoltori diventa sempre più difficile prevedere l’andamento di un raccolto e il clima standard di una stagione. Ne è un esempio questo autunno, che sembra più il prolungamento dell’estate.

Bisogna riuscire a vincere una sfida importantissima contro il cambiamento climatico, superare periodi lunghissimi di siccità, temperature elevate, gelate improvvise, acquazzoni e aridità. Proprio per questo motivo, per proteggere le piante e aiutarle a superare lo stress ambientale, sono nati i biostimolanti. In questo modo, si riesce a sopperire alla manca di acqua e a fornire nutrienti.

Per migliorare la produzione arriva una nuova tecnica che prevede l’uso del biostimolante

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Inaugurazione del Research Center (foto dal profilo Instagram della Greenhas Group)

Si tratta di un nuovo modo di fare agricoltura, per avere produzioni ottimali, nonostante le bizze del clima. Ma il biostimolante è sicuro? La società italiana Greenhas Group, situata in provincia di Cuneo, sta sperimentando questa nuova metodologia, con risultati davvero eclatanti. Quotidianamente, i ricercatori sperimentano nuovo biostimolanti, che poi la società commercia nel mondo.

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Il 30 settembre scorso è stato inaugurato il Research Center della Greenhas Group, nel quale i ricercatori svolgono esperimenti per migliorare la sostenibilità e applicare le innovazioni nel campo agricolo. La sperimentazione di un nuovo biostimolante nasce prima sulla carta, dopo studi approfonditi, e poi si crea un prototipo. Se il prototipo è efficace e dà risultati soddisfacenti, poi lo si commercializza.

Contrastare i cambiamenti climatici grazie ai biostimolanti agricoli

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Biostimolante microrganismi (foto dal profilo Instagram della Greenhas Group)

Insomma, il prototipo parte dalla serra e arriva ai campi da coltivare. I ricercatori separano e isolano i biostimolanti microbici, per poi moltiplicarli in microrganismi che andranno a proteggere la pianta. I microrganismi sono fondamentali per la nascita e per lo sviluppo delle piante. Basti pensare che soltanto in un grammo si suolo, esistono milioni di microrganismi.

Batteri e funghi sono necessari alle piante per crescere sane. L’agricoltura moderna deve per forza sfruttare i microrganismi creati in laboratori. Dopo aver creato un prototipo, i ricercatori passano alla fase seguente, chiamata Plant Chemistry, dove la teroria si trasforma in prodotto. Dunque, si passa alla Plant Physiology, cioè iniziano i test sulle piante, prima in laboratorio e poi in serra. Si monitora lo sviluppo della pianta per capire se i microrganismi forniti sono quelli giusti.

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In questo caso, dopo altri studi approfonditi, si arriva al prototipo finale, che farà da campione per il futuro commercio. I biostimolanti diventeranno sempre più essenziali in agricoltura e daranno una mano a tutti i lavoratori per gestire meglio la crescita delle proprie colture. In questo modo, si riesce a far fronte ai cambiamenti climatici. Inoltre, i biostimolanti migliorano e rafforzano i nutrienti già presenti nei terreni.