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Allevamenti intensivi, Greenpeace denuncia: “Sono inquinanti e troppo cari”

Greenpeace alza ancora la voce e si scaglia contro gli allevamenti intensivi, troppo cari e molto inquinanti: la nuova inchiesta.

Allevamento intensivo di maiali (Canva)

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La nuova inchiesta di Greenpeace non lascia spazio a dubbi, gli allevamenti intensivi dovrebbero essere chiusi. Sono eticamente imperdonabili, inoltre costano troppo e inquinano tantissimo. Eppure, nonostante gli appelli, questi continuano ad essere finanziati con soldi pubblici. Una realtà difficile da scardinare, ma che entra in conflitto con un’era all’insegna della sostenibilità e del rispetto.

Tutti vogliono un mondo più sostenibile, rispettoso dell’ambiente e degli animali. Un mondo più sano ed etico. Eppure, nonostante tutto, gli allevamenti intensivi continuano a essere attivi. L’inchiesta di Greenpeace mette in risalto, come se ce ne fosse ancora bisogno, l’inferno che gli animali vivono, e anche l’impressionante tasso di inquinamento che questo tipo di allevamento produce.

Greenpeace contro gli allevamenti intensivi: vanno chiusi subito

Galline allevate in gabbia (Canva)

Se ne parla di anni, ma non è stato fatto nulla. Nel frattempo, gli animali soffrono, sono maltrattati, inoltre le attività sprecano quantità enormi di acqua e inquinano l’atmosfera. Gli allevamenti intensivi sono dannosi, per gli animali, per l’ambiente e per noi stessi. Una percentuale altissima dell’inquinamento totale del mondo, deriva proprio dagli allevamenti intensivi.

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Secondo i dati FAO, gli allevamenti sono responsabili del 15% delle emissioni di gas serra totali. E questa è una stima al ribasso. Si è scoperto che ingenti somme di denaro pubblico finiscono per finanziare queste attività. In Italia, ogni allevamento intensivo ha messo in tasca circa 50 mila euro.

L’85% degli allevamenti intensivi ha ricevuto dei finanziamenti da parte della PAC, ovvero la Politica Agricola Comune. Il totale della somma stanziata è stato, solo nel 2020, di più di 32 milioni di euro. Ma la PAC dovrebbe sostenere gli allevamenti genuini e gli agricoltori, non finanziare attività fortemente inquinanti e poco etiche.

La PAC dovrebbe lavorare per la sicurezza dell’Europa, ma allora perché prosegue a finanziare attività che, al contrario, remano contro la salute dell’ambiente, degli animali e dei cittadini europei? Perché si finanzia un’attività che sparge tossine potenzialmente mortali nella natura, inquinando terreni, acque e vegetazione?

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Insomma, la nuova inchiesta di Greenpeace non evidenzia nulla di nuovo, semmai ne rafforza il concetto: gli allevamenti intensivi devono essere chiusi al più presto, poiché sono eticamente scorretti e perché avvelenano l’aria che respiriamo, consumando anche importanti risorse. Un danno per l’ambiente e una violenza sugli animali che, oggi, sono inammissibili.

Andrea Cerasi

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.

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