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Orto

Conoscete la Pompìa? L’agrume sardo tra i più grandi in circolazione

La pompìa, un agrume dalle dimensioni molto generose e che cresce soltano in una piccola zona della Sardegna

Pompìa, frutto sardo (Fonte foto: Pinterest)

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La pompìa, o Citrus limon, in lingua sarda, sa pompìa, è un agrume endemico sardo. Si tratta di un frutto molto particolare ed unico, le cui origini non sono ancora chiare. La teoria più accreditata è quella che si tratti di un ibrido tra cedro e limone. Secondo altri invece pare essere più un incrocio tra cedro e pompelmo.

E’un agrume di grosse dimensioni, con un peso medio superiore ai 300 grammi ed una forma tondeggiante irregolare. La scorza è spessa e rugosa, di colore giallo intenso, che diviene  leggermente più scuro negli esemplari più maturi. Proprio per queste sue dimensioni è considerato l’agrume più grande al mondo.

Alcune curiosità sull’agrume sardo dalle generose dimensioni

Pompìa (Fonte foto: Pinterest)

Il luogo di nascita sembra essere il comune di Siniscola, in provincia di Nuoro. La riscoperta e l’uscita nel mondo di questo frutto si è avuta alla fine del 1990, grazie ad un progetto di agricoltura sociale e l’attuazione di una coltivazione estensiva.

Nel 2004 nasce il presidio Slow Food con lo scopo  di tutelare i piccoli produttori e per salvare i prodotti artigianali di qualità. Da quel momento la pompìa è presente a tutte le manifestazioni di questo tipo.

Ad esempio al salone del gusto, nel 2009 e nel 2011 e nelle maggiori fiere italiane dedicate al cibo e ai prodotti enogastronomici di qualità. Viene poi definito con il nome Citrus monstruosa, ma è un nome non riconosciuto a livello accademico.

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Viene lavorato per ottenere creme liquorose o altre preparazini alcoliche. Molto apprezzato è il liquore di pompìa, che viene servito freddo come digestivo. Più recentemente è divenuto anche un ingredienete per birre artigianali sarde.

Utilizzato anche per la preparazioni di dolci,  coniosciuti con i nomi tipici, sa pompìa intrea e s’arantzata, o arantzada. La prima è una ricetta tramandata oralmente da secoli e costituisce il bagaglio culturale di molte donne siniscolesi. Può essere preparata direttamente con miele millefiori oppure viene successivamente aggiunto ad uno sciroppo di acqua e zucchero.

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Il sapore è tipicamente dolce con un retrogusto amaro. La seconda, invece, è fatta solo con la buccia caramellata arricchita con le mandorle. Nelle cerimonie, come i matrimoni, si serve rigorosamente su una foglia d’arancio.

Infine, non dimentichiamo il prezioso olio essenziale contenuto ed estratto dalla spessa scorza che, da studi effettuati, pare abbia straordinarie virtù medicamentose. Le sue proprietà antinfiammatorie, antimicotiche, antibatteriche e cicatrizzanti sono date dall’esperienza maturata dalla pianta nella lotta per la propria sopravvivenza.

 

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