Sostanze cancerogene nella legna, questa Regione dice NO a stufe e camini

In una regione italiana è stato deciso lo stop all’uso di stufe e camini, la causa è l’inquinamento atmosferico

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Camino-Pixabay-OrizzontEnergia.it

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La giunta Fedriga del Friuli Venezia Giulia. approverà, a breve, un Piano regionale sulla qualità dell’aria. Partirà all’inizio del prossimo anno. E il punto cruciale riguarda le emissioni di tutte le fonti che vengono definite come combustioni non industriali.

In particolare riguarda il benzopirene, una sostanza altamente cancerogena per l’uomo che  allo stato attuale è nell’aria, specialmente in due zone ben individuate della regione. In Carnia, n provincia di Udine, e in tutto il Pordenonese. Qui la concentrazione è molto elevata e desta preoccupazione mettendo in allarme i Comuni.

Si tratta di una sostanza tossica presente nel fumo di sigaretta, nei gas di scarico dei motori diesel, nelle carni bruciate e nei fumi prodotti dalle biomasse. Sono queste ultime ad interessare maggiormente, perché la correlazione è netta. Dove si usano di più stufe e caminetti, la situazione è peggiore.

Lo stop, forse, definitivo all’uso di stufe e camini

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Vicino alla Pianura Padana persiste un ristagno atmosferico di particelle nocive. Il piano regolatore punta ad allontanare i cittadini esposti alle polveri sottili, passando da 200 a 100mila persone,  con un investimento di 10 milioni di euro. Nello specifico, dei quindici punti elencati, quattro riguardano l’agricoltura.

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Due, invece, sono incentrati sulla riduzione del traffico veicolare e la progressiva sostituzione dei mezzi pubblici con tecnologie meno inquinanti. Gli ultimi includono, anche se marginalmente, il comparto imdustriale. Per agire pesantemente su tali emissioni sarebbe necessario un investimento di almeno almeno 100 milioni di euro.

Questo perché, per limitarne l’inquinamento, servono tecnologie molto costose. La prima riguarda gli strumenti volontari di certificazione ambientale. Mentre la seconda, sarà più incisiva, si proverà a misurare la quantità di inquinanti non ancora normati e catalogati.

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Se emergeranno delle criticità potranno intervenire con delle limitazioni alle emissioni. Infine gli ultimi punti riguardano: l’abbassamento della temperatura degli uffici, il divieto di bruciare gli sfalci, la sostituzione delle stufe a biomasse e la sospensione dell’uso della legna per la combustione. Una misura, questa, di difficile attuazione in una regione a vocazione rurale e montana.