Crisi climatica e conflitto, questo alimento potrebbe venir meno: bisogna fare scorta?

Sembra che, in un futuro sempre più vicino, potrebbe essere necessario fare una buona scorta di questo particolare alimento 

crisi climatica conflitto questo alimento potrebbe venire meno bisogna fare scorta
Spiga-Pixabay-OrizzontEnergia.it

PER TUTTI GLI AGGIORNAMENTI SEGUICI SU INSTAGRAM

Secondo il WFP, World Food Program, la situazione alimentare è già peggiorata e critica. Si tratta di un’organizzazione umanitaria, che gestisce urgenze e fornisce assistenza a livello globale. All’inizio del 2022, 276 milioni di persone nel mondo stavano già affrontando la fame acuta.

La previsione per il futuro non è confortante, visto che, probabilmente, se ne aggiungeranno altri 47 milioni.  Le cause sono certamente da ricondurre, da un lato  alla carenza di materie prime, causata dai conflitti russo ucraini, dall’altro, all’attuale situazione climatica stretta nella morsa dell’afa e della siccità.

Il direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, WFP, David Beasley, durante una conferenza a New York, ha ribadito la questione. Nel 2023 la carenzadi cibo a causa dei conflitti, sarà esacerbata da altre minacce, inclusi i cambiamenti climatici.

La FAO, Food and Agriculture Organization, ha già annunciato l’allarme carestia a fronte dell’ aumento  vertiginoso dei prezzi, con rincari abnormi avvenuti negli ultimi tre decenni. L’ONU, Organizzazione delle Nazioni Unite,  pone l’accento su un aspetto drammatico.

Dovremo davvero fare scorta di determinati alimenti?

crisi climatica conflitto questo alimento potrebbe venire meno bisogna fare scorta
Spighe-Pixabay-OrizzontEnergia.it

Ossia le migliaia di tonnellate di cereali bloccate negli scali del Mar Nero e controllati dalla Russia. Questo può avere conseguenze molto gravi anche e soprattutto per i Paesi in via di sviluppo. Le esportazioni mondiali del grano dall’Ucraina erano pari al 12%. Il mais era del 15% e l’olio di girasole del 50%.

Con il conflitto, milioni di tonnellate di materie prime sono stoccate in silos ad Odessa ed in altri porti ucraini. Oppure su navi impossibilitate a muoversi. Inoltre, anche l’India ha sospeso le esportazioni. Da qui capiamo bene che i prodotti a base di frumento diventeranno senpre più costosi e difficilmente reperibili.

TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE: La crosta della pizza si può mangiare? Uno studio rivela che potrebbe fare male

Vista la situazione vi sono anche enormi speculazioni ed il punto di non ritorno potrebbe essere ben presto superato. Da qui l’appello del World Food Program volto alla riapertura dei porti per scongiurare l’incombente minaccia. Negli otto mesi precedenti l’inizio del conflitto, quasi 51 milioni di tonnellate di grano sono transitate attraverso quei luoghi.

In base alle stime fatte, a pagarne il prezzo più alto sarà proprio la fascia più povera della popolazione. Inoltre più di 800 milioni di persone saranno in condizioni di crisi alimentare estrema. I prezzi delle materie prime sui mercati sono ben al di sopra dei massimi record raggiunti all’inizio di quest’anno.

TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE: Pidocchi di mare, le infestazioni mettono a rischio il salmone

Questo fatto, aggiunto al rincaro del carburante, fanno lievitare le uscite anche delle associazioni umanitarie, riducendo di fatto la loro capacità di rispondere alle crisi. Il problema è articolato e complesso, non è nato da un girorno all’altro. Nel nostro piccolo facciamo di tutto per invertire la rotta climatica in ogni nostra scelta. Potremmo fare scorta di alimenti con grano o anche creare piccole coltivazioni per mantenerlo vivo nel nostro Paese.