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Enea, lo asseriscono i ricercatori: come influisce lo smart working sull’ambiente

Le persone che svolgono lavoro da remoto hanno cambiato il proprio stile di vita influendo positivamente anche sull’ambiente

Laptop-Pixabay-OrizzontEnergia.it

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Il 2020 ha segnato una svolta importante in campo lavorativo. Oltre ad essere stato un anno impegnativo sotto molti punti di vista, molte aziende, per poter continuare ad essere produttive, hanno detto sì ad una tipologia di lavoro che, in Italia, non è mai decollata del tutto. Sto parlando del lavoro da remoto, svolto tra le pareti della propria casa.

In realtà, una ricerca, antecedente alla pandemia, ha stabilito che lavorare da casa ha fatto bene anche all’ambiente. Lo studio portato avanti da Enea, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ha stabilito che per ogni lavoratore che ha lavorato da casa almeno due giorni alla settimana ha permesso di risparmiare l’emissione di 600 chili di anidride carbonica.

Il periodo preso in considerazione riguarda gli anni 2015-2018 e i dati, oggi, potrebbero addirittura essere ancora più interessanti. Altro dato interessante è che, nel tempo libero, le persone hanno scelto di muoversi in modo sostenibile. C’è chi ha scelto i mezzi pubblici o la bicicletta. Questo è un segno del cambiamento del proprio stile di vita sotto molti punti di vista.

Il lavoro da casa sembra fare bene anche all’ambiente

Smart working-Pixabay-OrizzontEnergia.it

Anche se la percentuale rimane comunque bassa, solo l’8.7% ha optato per mezzi diversi dalla propria macchina che rimane la scelta per il 66.5% delle persone coinvolte nello studio. Questo ha riguardato un campione di 3.397 persone di 29 amministrazioni pubbliche su tutto il territorio italiano.

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I ricercatori hanno scelto Roma, Torino, Bologna e Trento per due motivi ben precisi. Bruna Felici, ricercatrice dell’Unità Studi, Analisi e Valutazioni dell’Enea ci spiega i motivi:

“Il primo riguarda le loro peculiarità legate al territorio e al profilo storico che fanno supporre impatti diversificati sulla mobilità urbana, mentre il secondo, e anche il più pratico, risiede nell’alto numero di risposte al questionario che abbiamo ricevuto dai dipendenti pubblici di queste quattro città che in media lavorano da casa 2 giorni a settimana».

La ricercatrice Enea, Roberta Roberto del Dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili e co-autrice dell’indagine, insieme ai colleghi di altri settori dell’agenzia Bruna Felici, Alessandro Zini e Marco Rao, afferma che:

«Il lavoro agile e tutte le altre forme di lavoro a distanza, tra cui lo smart working – aggiunge la ricercatrice –, hanno dimostrato di poter essere un importante strumento di cambiamento in grado non solo di migliorare la qualità di vita professionale e personale, ma anche di ridurre il traffico e l’inquinamento cittadino e di rivitalizzare intere aree periferiche e quartieri considerati dormitorio».

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Tra le città prese in considerazione, Roma rimane la più critica. Le persone campione percorrono giornalmente almeno 35 chilometri per raggiungere il proprio posto di lavoro e 1 su 5 ne percorre più di 100. Il tempo di percorrenza medio è di 2 ore. La causa è da far risalire ad una maggiore distanza da coprire e al traffico intenso.

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