Il primo test di gravidanza della storia: un modo bizzarro per conoscere il lieto evento

Il primo test di gravidanza risale ai tempi dell’antico Egitto e prevedeva una pratica davvero bizzarra: scopriamo la sua storia.

Ragazza con il pancione nella cameretta il futuro bimbo
Ragazza con il pancione nella cameretta il futuro bimbo (Orizzontenergia.it)

Vi siete mai chiesti qual è stato il primo test di gravidanza della storia? O come facevano i popoli antichi a prevedere se il nascituro sarebbe stato femmina o maschietto? Il test di gravidanza non è un’invenzione moderna, anzi, risale a tempi antichissimi, addirittura all’antico Egitto. La sua lunga storia è caratterizzata da leggende, da pratiche esoteriche e da culti differenti in base alle tradizioni dei popoli.

Ad esempio, uno dei testi medici più antichi, assolutamente interessante, è il Papiro Ginecologico di Kahun, risalente a quasi 2000 anni prima di Cristo, oppure il Papiro di Berlino, probabilmente risalente allo stesso periodo. In questi reperti ci sono indicazioni su come capire se una donna era incinta, e in altri casi su come capire se il nascituro sia maschio o femmina. Gli egiziani avevano già capito come fare per sapere se una donna aspettava un figlio.

Gli egiziani inventarono il primo test di gravidanza: la bizzarra pratica utilizzata

Donna in stato di gravidanza
Donna in stato di gravidanza (Orizzontenergia.it)

Nel corso della storia, ci sono state tante pratiche legate alla diagnosi su un’eventuale maternità. Probabilmente, il primo test di gravidanza più concreto della storia è il “metodo egizio dell’urina”. In cosa consisteva? Le donne che pensavano di essere incinta dovevano urinare in due ciotole colme di terriccio, in una erano interrati dei semi di grano, nell’altra dei semi di farro.

Dopo qualche giorno, se il grano iniziava a germogliare, allora significava che la donna aspettava un bambino, se, invece, era il farro a crescere, sarebbe nata una femminuccia. In effetti, questo metodo non era campato in aria, visto che l’urina favorisce realmente la crescita dei cereali. Tuttavia, scientificamente non c’erano riscontri concreti sul genere del nascituro.

La bizzarra pratica egiziana è stata utilizzata per secoli, praticamente per tutta la storia dell’antico Egitto, fino alla conquista romana. Ma anche altre popolazioni erano solite seguire pratiche molto particolari, che oggi definiremmo folli, ma che avevano un certo fondo di verità. Nell’antica Grecia, ad esempio, i medici osservavano i postumi della sbornia da idromele.

Le leggende legate alla diagnosi pre natale succedutesi nel corso della storia

Le donne dovevano bere tanto idromele, per poi conoscere se erano in stato interessante, il giorno dopo. In caso di colica, allora aspettavano un bambino. Il medico Ippocrate, invece, aveva un metodo per determinare la sterilità di una donna: bruciava delle essenze profumate accanto alle parti intime, convogliando il fumo proprio nell’apparato genitale.

Se l’alito della donna sapeva dell’essenza profumata bruciata, allora significava che era fertile. Ma anche a Roma si praticavano diagnosi assurde, come l’usanza di prelevare un uovo di gallina e di covarlo nel petto. La nascita di un gallo testimoniava la futura nascita di un bimbo, una gallina quella di una bimba.

Dall’uromanzia al presente, i vari testi di gravidanza nei secoli

Durante il Medioevo, invece, era in uso la cosiddetta uromanzia, che prevedeva anche in questo caso l’utilizzo dell’urina. In pratica, sei mescolavano, in un piattino, urina, alcool e vino, e si osservano gli effetti del liquido. Temperatura del liquido, odore, increspature, colore, densità, in certi casi anche l’immersione di un bastoncino di ferro, potevano determinate la diagnosi.

I primi metodi scientifici arrivano solo alla fine del 1800, quando la scienza iniziò a sbarazzarsi delle leggende esoteriche e delle tradizioni obsolete. Poi, nel 1905, venne scoperta la secretina, l’ormone peptico che aprì un mondo sulla biochimica umana. Il primo vero metodo scientifico per la diagnosi pre natale, però, è avvenuto solo negli anni ’70, con la scoperta degli anticorpi monoclonali.