Gas serra, i nuovi obiettivi per il 2040: le indicazioni dell’Europa

Cosa dice l’Europa in materia di emissioni nocive? Arriva dalla Commissione l’annuncio di un nuovo obiettivo nell’agenda sulla sostenibilità. Di cosa si tratta?

Bandiere commissione europea
Bandiere parlamento europeo – orizzontenergia.it

La transizione ecologica stavolta prende di mira le emissioni di gas serra, e finalmente. La Commissione europea ha annunciato di voler puntare ad una radicale diminuzione delle emissioni entro il 2040. L’obiettivo dei paesi dell’Unione è quello di ridurre le emissioni fino ad una percentuale del 90%, tantissimo, sì, rispetto però ai livelli registrati nel 1990. Il nuovo target è difatti entrato ufficialmente a far parte della legge europea sulle riduzioni delle emissioni nell’atmosfera di sostanze climalteranti.

Tuttavia la sola legge non è garanzia sufficiente per un buon risultato. La Commissione discuterà la proposta il prossimo 25 marzo, durante il Consiglio Ambiente, successivamente i 27 capi di stato e governo dell’unione saranno consultati il 27 e il 28 giugno. L’occasione del concistoro è quella dell’adozione dell’Agenda Strategica Europea 2024-2029, nuovo canovaccio per le priorità fissate dal ciclo istituzionale venturo. Il Green Deal europeo vanta fra le proprie colonne portanti proprio quella dell’azione climatica.

Gas serra: nuovi obiettivi e scadenze per il nuovo ciclo istituzionale

Manifestazione climatica
Manifestazione contro il climate change – orizzontenergia.it

Lo standard europeo fissato per la riduzione delle emissioni entro il 2030 è fermo alla percentuale del 55%, pertanto ci si chiede se sia saggio alzare di così tanto la percentuale di riduzione che è sicuramente auspicabile ma forse poco concreta e attuabile. Il Presidente nazionale di Legambiente parla di una decisione che cambierà le carte del Green Deal Europeo. Stefano Ciafani infatti caldeggia il raggiungimento delle zero emissioni per il 2040 assieme all’adozione di un calendario serrato sugli obiettivi.

Per il 2030 andranno infatti ridotte drasticamente le emissioni di gas derivato dalla combustione di carbone, per il 2035 quelle di gas e per il 2040 quelle di petrolio. Si punta al phase-out dei combustibili fossili, quindi. Il patto di solidarietà per il clima proposto a Dubai dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres sembrerebbe pronto a divenire realtà concreta. Entro il 2050 si raggiungeranno le zero emissioni nette a livello globale. I prossimi 6 anni saranno infatti di cruciale importanza per l’operazione di contenimento del surriscaldamento globale.

Europa ed emissioni fossili: nel 2050 il nostro pianeta vestirà panni nuovi

Numerose associazioni ambientaliste, considerato l’ultimo rapporto dell’IPCC e la necessità di contenimento del surriscaldamento entro la soglia degli 1.5 C° (soglia comunque critica) rimproverano all’Europa di non puntare, entro il 2030, ad una riduzione delle emissioni pari almeno al 65%. La spinta dovrebbe essere sulle rinnovabili e la relativa efficienza energetica “pulita”. Ma cosa dovrà fare invece l’Europa per compiere indisturbata il balzo verso il – 90% di emissioni entro il 2040?

Innanzitutto il primo step consiste nel raggiungimento dell’obiettivo fissato per il 2030, il – 50% di emissioni, il secondo passo sta nella decarbonizzazione dell’industria tramite l’affidamento alle energie rinnovabili come l’eolica, l’idroelettrica e gli elettrolizzatori. Questi due step però non sono affatto sufficienti. L’Europa dovrà aumentare la produzione di celle solari, veicoli elettrici e pompe di calore e nel mentre mantenere l’equilibrio nell’attuazione delle politiche sociali, necessario in un periodo di grande cambiamento come questo.

Gli strumenti deputati all’ultimo scopo sono ad esempio il Fondo sociale per il clima e il Fondo per una transizione giusta. L’azione diplomatica della commissione svolgerà un ruolo preminente nel dare esempio su come mantenere il dialogo aperto ai governi nazionali che dovranno interfacciarsi con i cittadini, le imprese, gli agricoltori e le parti sociali interessate dal cambiamento. In termini pratici l’Europa dovrà essere capace di eliminare dall’atmosfera un apporto di inquinanti pari ad 850 milioni di tonnellate di CO2. Da questo calcolo sono stati esclusi gli inquinanti prodotti dal suolo.