Storie sorprendenti che arrivano dalla Striscia di Gaza: non solo guerra e disperazione, ma anche vicende che legano animali e bambini.
Non solo storie di guerra e disperazione, quelle che arrivano dalla Striscia di Gaza: ci sono anche degli episodi che fanno pensare e che mostrano la grande umanità che sa rinascere proprio nel mezzo di un genocidio. Una di queste emozionanti storie arriva dal Gaza Children Village, una casa che ospita e si prende cura di circa 2.100 orfani nella Striscia di Gaza, e che ha saputo rispondere nel migliore dei modi a una richiesta di difficoltà molto particolare.
Si trattava di un appello disperato per salvare gli animali affamati rimasti nello zoo di Rafah: il direttore dell’istituto, Ahmad al-Nahal, ha contattato il fondatore dello zoo, Fathi Jumaa, che aveva dovuto fuggire da Rafah con molti animali. Tra queste, c’erano scimmie e leoni, ma non c’erano più risorse per nutrirli e curarli. La strutture per orfani ha cominciato ad aiutarlo a pagare il cibo e le cure per il maneggio, assumendosi una parte significativa della responsabilità di mantenimento.
Ma perché molti di questi animali rimangano ancora nella Striscia di Gaza, nonostante la guerra e le condizioni difficili, resta davvero un mistero. Ci chiediamo tutti se forse non sarebbe più sicuro e proporzionato cercare di trasferirli altrove, in luoghi sicuri e protetti, piuttosto che mettere a repentaglio le loro vite, soprattutto si deve sollevare anche l’annosa questione sulla necessità di strutture come gli zoo e i circhi di animali.
Attrattive fuori luogo in tutte le parti del mondo, queste strutture che sfruttano gli animali lo sono ancora di più in posti come la Striscia di Gaza, dove è in corso come sappiamo un genocidio e c’è una pace davvero fragile, che in realtà nasconde un clima di altissima tensione tra le forze in campo. Siamo dunque di fronte a una storia di solidarietà inattesa, ovvero di bambini vulnerabili che aiutano a salvare altre vite in mezzo a una crisi più ampia.
Ma allo stesso tempo siamo anche di fronte a dilemmi etici su cosa fare degli animali in pericolo in un’area di guerra, ma soprattutto sul senso che possano avere zoo e circhi come attrattive per la popolazione, in generale, nel XXI secolo, quando in gran parte del mondo – fortunatamente – ha preso piede quello che è noto come circo contemporaneo, in cui lo sfruttamento di animali non esiste per etica.
Dall’altra parte va fatta una considerazione sullo zoo creato all’interno del villaggio per bambini a Gaza e dedicato alla memoria di Jane Goodall: questo infatti vuole soprattutto essere uno strumento di guarigione per i bambini dentro la struttura. Questi ragazzi partecipano attivamente, dando da mangiare, pulendo e prendendosi cura degli animali, e così imparano empatia, responsabilità e gentilezza. Uno scambio reciproco di affetto, lontano dalla paura della guerra, per bambini e animali.