Ricopri il vecchio intonaco con il Cocciopesto e il Tadelakt. Due tecniche antichissime

La bioarchitettura riscopre due intonaci naturali, il cocciopesto e il Tadelakt, antiche tecniche utili a ricoprire il vecchio intonaco.

Antico acquedotto, la bioarchitettura guarda al passato
Antico acquedotto, la bioarchitettura guarda al passato (foto da Pixabay)

La bioarchitettura riscopre due intonaci naturali, il cocciopesto e il Tadelakt, antiche tecniche utili a ricoprire il vecchio intonaco. Si tratta di due materiali naturali incredibili, usati in antichità, perduti nel tempo e oggi riscoperti, per non impattare troppo sull’ambiente. Anche l’architettura si è adattata ai tempi. Oggi, l’attenzione ambientale è molto alta, perciò si è pensato di realizzare abitazioni più viviili e green, meno impattanti nei confronti dell’habitat.

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La maggiore sensibilità edilizia ha fatto riscoprire due Element eccezionali. Sono due intonaci naturali e impermeabili, che venivano usati secoli fa. Il Tadelakt, che ha origine marocchina, e il cocciopesto, inventato dagli antichi romani. Gli architetti hanno recuperato questi due elementi per in modo tale da sostituire quelli in commercio, usati nei decenni recenti. In questo caso, si sostituiscono gli intonaci premiscelati, da mescolare con l’acqua, e che fanno uso di sostanze chimiche, con materiali naturali.

Materiali green per il futuro dell’architettura: tecniche del vecchio intonaco

La tipica costruzione marocchina, colore rosso deserto
La tipica costruzione marocchina, colore rosso deserto (foto da Pixabay)

Il passato torna prepotente nell’architettura moderna e detta le regole del futuro green. Gli architetti perciò recuperano tecniche del passato, appartenute all’antichità, riadattandole ai giorni nostri. Si usano materiali non chimici, come la calce, la sabbia, la terra, materie naturali economiche e non inquinanti. Il cocciopesto torna di moda. Questa tecnica, inventata dai romani, si ripropone per le nuove abitazioni, per ricoprire ambienti soprattutto umidi. La si usa per coprire fontane, parete umide o cisterne. Si tratta di un materiale impermeabile e molto resistente.

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Ripreso dalle tecniche fenice, i romani hanno sapientemente rimodellato e perfezionato l’uso del cocciopesto. Questo intonaco deriva dalla frantumazione e amalgama di calce con polvere di coppi e laterzi. Ha un coloro rossastro e, in passato, era applicato per coprire bagni, strade, acquedotti, tetti. Resiste all’acqua ed è idrorepellente, eccellente per ambienti colpiti dall’umidità. A seconda del laterzio impiegato, questo cambia colore, adattandosi perciò, ad ogni tipo di esigenza.

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Il Tadelakt, invece, ha origine marocchina, si tratta di un tipo di calce il cui termine arabo significa “impastare”. Questa calce è impastata con l’acqua, non prevede alcuna aggiunta chimica, e poi è applicata alle pareti, levigata e schiacciata per bene grazie all’utilizzo del sapone nero. Il sapone nero si applica per fungere da antibatterico e funghicida. La bioarchitettura impara ancora dal passato e detta le regole del futuro. Anche i meno esperti possono mettersi in gioco, apprendere le tecniche e creare questi materiali in casa.