Il must della verdura in questo mese di marzo: gli asparagi, coltivati o selvaggi, sono sempre molto richiesti
Ogni stagione dell’anno ha la sua verdura tipica ed anche la frutta. Il mese di marzo ci prepara all’arrivo della tanto attesa primavera e la vegetazione risulta essere abbastanza ricca e variegata in questo periodo dell’anno. Sempre molto richiesti e consumati, soprattutto in questo periodo dell’anno sono gli asparagi.
Scopriamo come cucinare e conservare gli asparagi
Famosissimi per essere poco calorici, diuretici e con un indice di sazietà molto elevato, gli asparagi non mancano mai nelle cucine italiane, ed anche nelle diete sono molto utilizzati, specialmente in questo periodo. Gli asparagi di coltivazione, rispetto a quelli selvatici, si presentano molto più grossi, ma con un sapore meno intenso.
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Gli asparagi selvatici possono essere raccolti facilmente nei pascoli e nei boschi di quercia. Sono, inoltre, ricchi di minerali, come il potassio, di saponine e di polifenoli. Dopo la raccolta, gli asparagi dovranno essere conservati in un vasetto di acqua, per un massimo di tre giorni. Per gli asparagi coltivati invece, la conservazione avviene in frigorifero, per gli stessi tre giorni.
La pianta ha un ottima riuscita nella preparazione di risotti e frittate, specialmente quelli selvatici, che come già detto hanno un sapore più forte e deciso. Gli asparagi coltivati, invece, prediligono un utilizzo come contorno o per accompagnare insalate, avendo un gusto decisamente più delicato.
Si ricorda che, degli asparagi, vanno cucinate solo le punte. Rappresentano, infatti, la parte più tenera della pianta e si spezzano semplicemente utilizzando le mani. Per qualsiasi ricetta, il suggerimento è quello di prestarli ad una veloce sbollentata.
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Come abbiamo già detto in precedenza, gli asparagi conservano innumerevoli qualità benefiche per il nostro organismo. Tuttavia, questa pianta non può essere mangiata da tutti. Si sconsiglia, infatti, a coloro che soffrono di problemi renali, di cistiti, prostatiti o calcolosi renale di evitare l’utilizzo di questo alimento, o quantomeno di limitarlo. Il suo elevato apporto di acidi urici, infatti, potrebbe comportare problemi a chi soffre di determinate patologie e favorirne addirittura l’aggravarsi.