Tazze rotte e piatti scheggiati: non buttarli! Scopri come riutilizzarli con il mood del momento

Nella gestione quotidiana della casa sarà capitato anche a te di lasciarti sfuggire dalle mani qualche piatto. Ma non temere! Oggi ti spieghiamo come riutilizzare le stoviglie danneggiate.

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Tecnica kintsugi (Foto di @kintsugica from instagram Photo downloader)

Che siano bicchieri, piatti o tazze, ti sarà sicuramente capitato di destinare una di queste stoviglie ad un triste destino. La vista dei tanti pezzetti di vetro e porcellana sparsi sul pavimento ti avrà fatto sicuramente innervosire, ma non temere, da oggi cambia musica!

Il vetro e la porcellana sono materiali di per se stessi estremamente delicati. Capita che si sbecchino anche solo a causa di una piccola collisione avvenuta in fase di caricamento della lavastoviglie, ad esempio, o mentre si lavano i piatti a mano. Prima di buttare il tuo servizio segui questa pratica che ti permetterà di trasformare un bicchiere rotto in un’opera di design.

Una antica tecnica giapponese: il kintsugi

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Kintsugi (Foto di @kintsugica from instagram Photo dowloader)

Nel passato storico recente, si era soliti aggiustare le stoviglie rotte ricorrendo a stucco, metallo fuso o, addirittura, fil di ferro. Ma i tempi sono cambiati. Ultimamente sta imperversando nel mondo della moda e del design un’antica arte giapponese legata alle crepe, il kintsugi.

“Kintsugi” significa letteralmente “riparare con l’oro”, ed è una tecnica giapponese ideata alla fine del 1400 da alcuni ceramisti appostiamente per la cerimonia del tè Cha no yu. L’esigenza era quella di recuperare le ceramiche che dalla cerimonia uscivano rotte o danneggiate.

Si procedeva riattacando i vari pezzi con la lacca urushi, dopodichè le crepe, ancora visibili, venivano ricoperte di polvere d’oro, di modo da evidenziarle ancora di più con il suo tipico colore brillante. Ecco che dà semplice pratica di riciclo, il kintsugi ha saputo rendere oggetti “difettosi” vere e proprie opere d’arte.

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Da un’esigenza pratica a un’arte simbolica. Questa pratica, come è tipico per molte altre giapponesi, è diventata infatti metafora di un messaggio più profondo sulle fragilità dell’individuo. L’oro passato sulle crepe rende la fragilità un punto di forza e perfezione. Il messaggio di fondo è che l’imperfezione e la frattura, o ferita, possano aprire all’oggetto (e quindi all’individuo) un nuovo livello di perfezione estetica.

Altro tema fondamentale è quello dell’unicità. Ogni ceramica infatti presenta una spaccatura peculiare e diversa dalle altre. La ceramica garantirà ad ogni esemplare una crepatura articolata secondo linee  e percorsi diversi che lo renderanno unico. Ma è possibile replicare questa particolare tecnica nelle nostre case? Pur non disponendo di polvere d’oro e lacca urushi? Sì.

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Quello che ti serve è: tazze rotte e piatti spaccati, colla a caldo o, meglio ancora, silicone, colore acrilico argentato o dorato. Inizia dalle parti rotte dell’elemento scelto. Uniscile e incollale di modo da ricreare la forma originaria. Questa operazione richiederà l’uso del silicone o della colla. Una volta unite le parti e seccata la colla, potrai procedere con la colorazione. 

Ecco ricreato in piccolo il nostro pezzo di design in stile kintsugi. Puoi esporlo in casa su una mensola o libreria, oppure destinarlo al riutilizzo in cucina.