Il processo è irreversivile, l’s.o.s. lanciato dall’Onu: “Ne abbiamo approfitatto troppo”

La crisi ambientale generalizzata protagonista della nostra epoca ha ramificazioni ben più estese di ciò che si pensa. Parliamo delle acque, la parola passa all’ Onu.

Onu rapporto acqua
Acqua (Foto di Jerzy Górecki da Pixabay )

L’inquinamento dell’acqua è uno degli ostacoli più gravi e grandi per lo sviluppo della civilità. Parte del mondo non ha accesso all’acqua potabile e ciò è incessante fonte di malattia e deprivazione, per molti. Ma cosa succede se ad essere inquinata non è solo l’acqua in supericie ma anche l’acqua invisibile?

Parliamo di risorse idriche e acque sotterranee basandoci sul Rapporto mondiale delle Nazioni Unite del 2022 sull’acqua. Il testo completo, titola “Acque sotterranee: rendere visibile la risorsa invisibile”.

Giornata mondiale dell’acqua: oggi il 30° anniversario

Onu rapporto acqua agricoltura
Fertilizzante (Foto di WikimediaImages da Pixabay)

Istituita dall’Onu nel 1992, ricorre oggi sarcasticamente il 30° anniversario della giornata mondiale dell’acqua. Questa giornata ha il compito di ispirare l’azione pratica all’ottenimento di acqua e servizi igienici per tutti entro il 2030. Lo strumento? La sensibilizzazione di istituzioni mondiali e opinione pubblica. Attualmente, sono 2 miliardi le persone che vivono senza accesso all’acqua potabile. Il tema è quest’anno direttamente ispirato dal Rapporto delle Nazioni Unite di cui sopra.

Stando ai dati riportati dallo studio, le stime evidenziano che a livello globale ogni anno si utilizzano 264 chilometri cubi di acque superficiali e sotterranee. Sono infatti necessarie per la produzione di foraggio per il bestiame. La percentuale sarebbe  “pari a circa un quinto del totale dell’acqua consumata dall’agricoltura e a meno di un terzo dell’acqua utilizzata per le colture alimentari(Heinke et al., 2020).
Nel settore agricolo, il contributo economico mondiale delle acque sotterranee rappresenta secondo le stime una cifra compresa tra 210 e 230 miliardi di dollari americani all’anno (Shah et al., 2007).” Un cambio di rotta verso la sostenibilità dei modi di produzione si rivela, nuovamente, necessario, se non urgente. Il minimo comun denominatore delle crisi odierne è infatti l’impatto sul pianeta delle attività produttive umane, attuate nella più totale indifferenza verso l’ambiente.