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Perché il fast-fashion è un sistema che va abbandonato. La rivoluzione parte dall’industria della moda

Fast- fashion: le abitudini che andrebbero abbandonate. La rivoluzione parte proprio dall’industria della moda 

Industria tessile e fast-fashion: come è cambiata la moda da Pixabay

Proprio questa settimana ricorre, come ogni anno, la “Fashion Revolution Week”. Si tratta di un evento molto importante nato per ricordare il crollo del Rana Plaza, appunto avvenuto il 24 aprile del 2013. Si trattava di un edificio commerciale di ben otto piani che ospitava produzioni tessili legate ad aziende del Fast-fashion. Il crollo avvenne per abuso edilizio, uso improprio dell’edificio; le operazioni di soccorso si conclusero il 13 maggio dello stesso anno. Le vittime accertate furono circa 1134. Il fenomeno del fast-fashion ha iniziato ad imporsi, in modo prepotente, circa vent’anni fa. Ma come è avvenuto davvero questo cambiamento?

Fast-fashion: il lato oscuro della moda

Rotoli di tessuto di jeans per produzione abbigliamento da Pixabay

Il cambiamento nel settore della moda, come dicevamo, è avvenuto circa vent’anni fa. La fast-fashion è nata dall’idea di produrre, sempre di più a prezzi sempre più bassi e competitivi. Ovviamente la produzione è andata sempre di pari passo alle richieste dei consumatori. Con l’avvento degli acquisti on-line, poi, la situazione è ben peggiorata. In questo modo si sceglie direttamente da casa il prodotto, la taglia, il colore e in tempi che sono diventati sempre più brevi, arrivano direttamente a casa, pronti per l’utilizzo.

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Ma è stato davvero un “guadagno” per il mondo? La risposta, purtroppo, è no. Il fast-fashion ha creato una voragine grande un ventennio nell’industria della moda e non solo. Prendiamo come esempio il nostro paese, l’industria tessile è sempre stata un fiore all’occhiello del nostro paese. Le case di moda più importanti e richieste sono Italiane. I prodotti made in Italy, in questo ambito, sono sempre stati richiestissimi in tutto il mondo. Con l’imporsi del fast-fashion, il made in Italy ha prodotto sempre meno e molte aziende sono state costrette a chiudere o a vendere.

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Non solo. Un danno per la produzione del paese, per i lavoratori, che si sono trovati senza occupazione, un danno per i nuovi lavoratori, costretti a sostenere un ritmo di lavoro disumano per soddisfare le richieste. Senza considerare la qualità dei prodotti, sempre più scadente ed in conseguente impatto negativo sul nostro ecosistema. Un danno a tutto tondo a cui la moda sta cercando di rimediare ad ogni costo ed a cui è necessario che contribuiscano tutti.

Carla Carro

Scrivo da quando avevo 5 anni... e non ho più smesso. Laurea triennale presso l'Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma in Scienze e tecniche psicologiche, laureanda in Psicologia clinica presso lo stesso ateneo. Appassionata di giornalismo di inchiesta, musica e curiosità, scrivere è una vera e propria necessità.

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