Aridocoltura: cos’è e perché è utile praticarla ora

L’aridocoltura consente di coltivare in condizioni di siccità e caldo eccessivo: andiamo a scoprire il sistema che ci arriva dal passato

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Campo coltivato (foto di Petar Ubiparip da Pixabay)

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L’aridocoltura è un sistema utilizzato in agricoltura che mette in pratica una serie di accorgimenti utili alla coltivazione in ambiente arido. In condizioni di siccità e mancanza di acqua la tecnica si rivela preziosa. Controllo e razionalizzazione del consumo di acqua sono le attività da sviluppare.

I cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo stanno riducendo la disponibilità di acqua dolce in modo preoccupante. L’agricoltura ne viene penalizzata enormemente. Riscopriamo le strategie volte alla risoluzione del problema, attingendo da tecniche del passato create per sopravvivere in zone aride. Obbiettivo rendere le coltivazioni più sostenibili.

Aridocoltura: una tecnica del passato per il futuro

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Pacciame truccioli legno (foto di Ursula da Pixabay)

L’aridocoltura è in realtà un insieme di tecniche antiche ideate per sopravvivere nelle zone desertiche. Le oasi millenarie del Marocco ne sono un lampante esempio. Implementandole con le conoscenze agronomiche moderne è possibile rigenerare i suoli ovunque nel mondo.

La pratica dell’aridocoltura veniva dunque impiegata nel deserto ma offre numerosi spunti validi per le coltivazioni di oggi in tempi di siccità. La prima regola è evitare la dispersione d’acqua con l’evaporazione causata da sole e vento. La pacciamatura può essere la scelta giusta per ovviare al problema.

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La pacciamatura prevede di ricoprire il suolo con paglia, erba, fieno e qualsiasi materiale organico presente nel terreno. Questo consente all’acqua, dopo l’innaffiatura, di non evaporare e contemporaneamente rende il terreno più morbido, proteggendo i microrganismi essenziali per trattenere l’acqua.

Un altro sistema è la sarchiatura, un rimescolamento dello strato superficiale del terreno, che garantisce l’eliminazione delle piante infestanti e l’interruzione della risalita capillare dei liquidi. Contenendo l’umidità degli strati più bassi riesce ad eliminare le crepe della superficie.

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E’ importante anche incrementare l’invaso. Ciò significa aumentare la quantità di fluidi nel suolo. Preferibili dunque i terreni argillosi con grande capacità di magazzinaggio, rispetto a quelli sabbiosi. In Italia è tradizione effettuare arature più profonde poco prima della stagione delle piogge.

La scelta delle piante è altrettanto basilare. Meglio puntare su quelle a ciclo breve se siamo in zone dove le piogge sono concentrate in un solo periodo dell’anno. Se invece le piogge sono poche ma nell’arco di tutto l’anno è preferibile scegliere tipologie di coltivazioni a basso consumo di acqua.

Vi è poi la microirrigazione brevettata da Israele che ha garantito al paese un’agricoltura fiorente. Il sistema prevede l’irrigazione a goccia vicino ad ogni piantina. Si evita la dispersione, con frequenza e quantità studiate appositamente in base al tipo di coltivazione, direttamente sulle radici lasciando le foglie asciutte.